Caldo e lavoro, si potrà chiedere la cassa integrazione se si superano i 35 gradi

Il caldo si sente anche sul posto di lavoro, tanto che ora le imprese potranno chiedere la cassa integrazione se si superano i 35 gradi.

Caldo e lavoro, si potrà chiedere la cassa integrazione se si superano i 35 gradi

A patire il caldo degli ultimi tempi non sono certo solamente le colture e gli animali da allevamento: le temperature eccessivamente elevate rappresentano un rischio decisamente concreto anche per gli stessi esseri umani, che di fatto si trovano sovente a dover compiere il proprio lavoro in condizioni di crescente affaticamento e disagio che potrebbe poi sfociare in incidenti e infortuni. Si tratta di uno scenario che, come immaginerete, coinvolge in primis i settori dell’edilizia e dell’agricoltura a causa della tipologia stessa del lavoro, ma che di fatto abbraccia qualsiasi tipo di impiego – sedere in ufficio con 40 gradi non è particolarmente piacevole, dopotutto. In questo contesto, Inps e Inail hanno attivato l’accesso alle prestazioni cassa integrazione ordinaria per sospensioni o riduzioni delle attività lavorative dovute, come accennato, a temperature troppo alte.

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Nello specifico, le imprese potranno richiedere all’Inps il riconoscimento della Cigo nelle occasioni in cui il termometro raggiunge e supera i 35 gradi Celsius, anche se è importante notare che, ai fini del riconoscimento dell’integrazione salariale, saranno considerate idonee non solo le temperature regolarmente indicate dai bollettini meteo, ma anche quelle percepite, che di fatto tendono a essere ben superiori a quelle reali. Le aziende saranno tenute solamente a indicare le giornate di “sospensione o riduzione dell’attività lavorativa e specificare il tipo di lavorazione in atto nelle giornate medesime, mentre non è tenuta a produrre dichiarazioni che attestino l’entità della temperatura, né a produrre i bollettini meteo”, poiché se ne occuperà l’Inps stessa.

“Ogni anno l’Inail stima oltre 4mila infortuni direttamente collegati al caldo, soprattutto tra i giovani impiegati nel settore delle costruzioni e nelle aziende di piccole dimensioni” ha spiegato Marco Morabito, ricercatore del Cnr che conduce il progetto Worklimate – una particolare iniziativa che coinvolge la stessa Inail e mira a comprendere i nessi tra il caldo e il lavoro prevenendo, come obiettivo finale, i rischi alla salute che di fatto tendono ad aumentare esponenzialmente con l’innalzarsi della temperatura.