Per dire “no” alla Ferrero è necessaria una fiducia di ferro nella qualità del proprio prodotto, non c’è dubbio. E in Calabria, i produttori della nocciola tonda rientrano ampiamente in questa condizione: basti pensare che hanno rifiutato una proposta di acquisto da parte del colosso albese per poter valorizzare il loro prodotto in un impianto originale.
“Il nostro è un prodotto di nicchia” spiega Giuseppe Rotiroti, presidente del Consorzio per la valorizzazione e tutela della nocciola di Calabria. Non ha tutti i torti: il territorio si estende per 350 ettari, con una produzione annuale di circa 3000 quintali. “Ferrero acquista prevalentemente nocciole provenienti dalla Turchia, circa il 70% di quelle che utilizza. Noi non vogliamo mettere la Tonda calabrese nella massa”, spiega ancora Rotiroti, che sottolinea la volontà dei produttori locali di lavorare le nocciole in Calabria “per creare posti di lavoro”.
La Tonda calabrese non si vende, in sostanza. Non a queste condizioni, perlomeno. Dopotutto, il progetto per l’impianto di trasformazione a cui abbiamo accennato in apertura c’è già: costerà 500 mila euro e impiegherà almeno 10 lavoratori, nei primi anni di operazione. “Ferrero ci aveva proposto contratti ventennali per comprare le nostre nocciole con contratti a prezzi di mercato” conclude Rotiroti. “Vogliamo, invece, valorizzarne l’identità e vogliamo che i consumatori vengano qui per comprare il prodotto”.