Dopo il prete che esortava i fedeli a bere vino al grido di “Gli astemi non vanno in Paradiso” (fra l’altro ricoverato poi per Covid-19 pochi giorni dopo l’omelia di Natale), ecco che ci spostiamo in Calabria: qui la cattedrale di Lungro è stata chiusa per Coronavirus in quanto non solo il sacerdote è risultato positivo al Sar-Cov-2, ma anche perché tutti i fedeli bevano dallo stesso calice.
Se vi state chiedendo il perché di questa palese violazione delle più elementari norme anti Coronavirus, è presto detto. La cattedrale di San Nicola di Mira a Lungro è sede dell’Eparchia bizantina. Per rispettare alla lettera la liturgia del rituale bizantino, ecco che tutti i presenti, fedeli e sacerdoti inclusi, devono bere dal medesimo calice durante l’eucarestia.
Nessuno dei partecipanti deve aver letto la notizia secondo la quale ad Okinawa, in Giappone, era stata vietata la tradizionale bevuta di gruppo dell’awamori, proprio per evitare la diffusione del Coronavirus. Altrimenti si sarebbero fatti venire il dubbio che, forse, in tempi di pandemia, bere tutti dallo stesso calice non era proprio un’idea brillante.
Il risultato di questo rispetto totale della liturgia ha portato, per ora, a un sacerdote positivo al Coronavirus.
Per questo motivo Giuseppe Santoianni, sindaco di Lungro, dopo essere venuto a conoscenza della positività ha emanato un’ordinanza urgente per chiudere e sanificare la cattedrale.
E per quanto riguarda gli altri sacerdoti e tutti i fedeli (la maggior parte a dire il vero) che si sono avvicinati al sacerdote senza indossare la mascherina? Ebbene, per ora pare che sia il sacerdote positivo che il confratello che aveva partecipato alla medesima funzione sono stati messi in quarantena fiduciaria. Intanto l’Asl ha attivato il tracciamento dei fedeli che hanno partecipato alla funzione: una volta individuati, anche loro saranno messi in quarantena fiduciaria.
Rimane ancora il dubbio se nei confronti del sacerdote che ha permesso una tale violazione delle norme anti Coronavirus verranno emesse sanzioni.