È una nuova declinazione del vecchio trucco del bastone e della carota o un legittimo riconoscimento per chi, di fatto, si impegna a seguire i più virtuosi – e tendenzialmente dispendiosi – procedimenti sostenibili? Facciamo un poco di ordine: Nestlé sta apparentemente sperimentando un nuovo programma che, in parole povere, consiste in premi di denaro per i coltivatori di caffè che, come accennato, si impegnano a seguire metodi sostenibili nelle proprie piantagioni. L’idea, stando a quanto dichiarato dallo stesso colosso, fa parte del più ampio piano aziendale di dimezzare le emissioni di gas serra provenienti dal settore del caffè entro il 2030.
Premi in denaro per chi coltiva il caffè in modo sostenibile: l’ultima strategia di Nestlé
Il programma, stando a quanto lasciato trapelare, andrà di fatto a coinvolgere circa tremila coltivatori di caffè provenienti da paesi in via di sviluppo come la Costa d’Avorio – hotspot mondiale per la produzione di cacao e sovente teatro di affari torbidi e sfruttamento -, Indonesia e Messico; e come accennato è riducibile all’erogazione di incentivi in denaro per incoraggiare tali agricoltori a passare a pratiche agricole rigenerative.
È bene notare, tuttavia, che la mossa di Nestlé approda in un clima di forte tensione reputazionale per il colosso del cibo, che solo recentemente ha dovuto affrontare pressioni da parte dei suoi azionisti che chiedevano di migliorare la produzione di prodotti alimentari più sani e, più in generale, è rimasta coinvolta nella più ampia spinta globale che chiede alle grandi aziende di “ripulire” le proprie catene di approvvigionamento riordinandole nel nome della sostenibilità.
Ma torniamo a noi – le sopracitate “pratiche agricole rigenerative” includono, per fornirvi qualche esempio, l’uso di fertilizzanti organici per migliorare la fertilità del suolo, la piantagione di alberi da ombra che proteggono i chicchi di caffè e la consociazione di diverse piante per preservare la biodiversità locale, altrimenti minacciata dalla monocoltura.
“Abbiamo osservato tendenze incoraggianti, tra cui un aumento dei redditi in alcuni paesi e una maggiore adozione di importanti pratiche rigenerative” ha commentato a tal proposito il il gruppo ambientalista Rainforest Alliance, che aiuta Nestlé a condurre le dovute valutazioni circa l’impatto di tali pratiche. Prima di riempirsi gli occhi e la bocca di belle parole piene di vento, tuttavia, è bene ricordare che un relativamente recente rapporto sul mondo del caffè aveva svelato come gli sforzi delle principali aziende del settore stessero faticando – per usare un eufemismo – ad avere un impatto concreto.
Accuse più o meno velate di torbidità che trovano tuttavia una certa risonanza nelle più recenti iniziative prese da paesi come la Costa d’Avorio, che si sta attivando per creare un sistema di rintracciamento dei chicchi di cacao in modo da garantire agli agricoltori un prezzo garantito; o in quanto emerso da ancora più recenti indagini che raccontano di come la stessa Nestlé stia aggirando i divieti europei sui pesticidi.