Passa il tempo, ma la situazione non accenna affatto a sbloccarsi: il cielo continua a mantenersi ampio, azzurro e spietato, la terra arida, le piante secche e indebolite dalla carenza idrica. Una condizione, quella determinata dal protrarsi della morsa della siccità, che abbiamo avuto modo di conoscere anche noi, nella comoda culla del nostro caro Vecchio Stivale; e che di fatto ha macchiato gran parte della scorsa primavera e dell’arco estivo spingendo gli agricoltori di tutta Italia a rispolverare preghiere, invocazioni e danze tribali per chiamare la pioggia. Gli strascichi di quella che, a tutti gli effetti, è stata una delle crisi idriche più acute di sempre, si sono percepiti fino a novembre, quando la semina del grano era ancora in condizione di pericolo. Se dalle nostre parti il catenaccio della siccità si è tuttavia (almeno in parte) allentato, da altre continua a resistere, crudele e inflessibile: è il caso dell’Uganda, le cui esportazioni di caffè continuano di fatto a diminuire.
Chicchi di caffè e crisi idrica: la situazione in Uganda
Un fulmine a ciel sereno? Macché, proprio per niente. I nostri lettori più attenti si ricorderanno infatti che la crisi idrica in Uganda si protrae già da qualche mese, con l’Uganda Coffee Development Authority (UCDA per gli amici – l’autorità locale che fondamentalmente si occupa di monitorare l’industria e le colture di caffè) che aveva segnalato cali in doppia cifra nelle esportazioni del mese di settembre. Già allora la proverbiale pietra dello scandalo era quella, tanto semplice quanto preoccupante: non c’è abbastanza acqua.
Ebbene, il mese di novembre non è stato più clemente, anzi. I dati diramati dall’UCDA indicano che le spedizioni ammontano ad appena 447.162 sacchi da 60 chilogrammi (a settembre, per i curiosi, i sacchi furono poco più di 500 mila), il 15% in meno rispetto ai volumi esportati nello stesso mese dell’anno scorso. È importante notare che l’Uganda è di fatto il secondo esportatore di caffè dell’intero continente africano, e che pertanto i guadagni provenienti dal raccolto rappresentano un importante risorsa economica.
La lettura proposta dall’UCDA, come già accennato, indica come causa principale del calo di produttività una “siccità nella maggior parte delle regioni per il secondo anno consecutivo che ha portato a un aumento dell’incidenza di parassiti e malattie come la piralide del caffè”.
Purtroppo anche il resto d’Africa è sull’orlo di una delle crisi alimentari più severe e complesse della sua storia, con i connotati della carestia che si stanno facendo sempre più tragicamente concreti.