Le capsule di caffè sono un problema, non c’è ombra di dubbio. I più informati sull’argomento sapranno sicuramente che, di fatto, esiste una incapacità di fondo nel sperare le sue diverse componenti, ossia principalmente l’alluminio – che in realtà sarebbe perfettamente riciclabile – e i fondi. Il risultato? Un ibrido che finisce nelle discariche a decomporsi per almeno qualche secolo. Una catena di distribuzione svizzera, la Migros, sembra tuttavia essere riuscita a trovare una quadra, inventando un’alternativa funzionante e soprattutto amica dell’ambiente: si chiamano “coffee ball” e sono, come suggerisce il nome, sfere di caffè pressato e rivestito da una membrana naturale, del tutto biodegradabile.
Palline di caffè per una capsula senza capsula
Il loro funzionamento è assolutamente analogo a quello delle più tradizionali capsule, che naturalmente tutti conosciamo: semplicemente, come già abbiamo avuto modo di anticiparvi, al posto dell’involucro in alluminio c’è una sorta di pellicola completamente naturale, ricavata della alghe, che di fatto tutela la pallina in questione dal perdere il proprio gusto o aroma e, allo stesso tempo, donandole una struttura concreta.
Ovviamente per essere utilizzate correttamente serve una macchina apposita che possa accomodare e sfruttare al meglio le caratteristiche – a partire, banalmente, dalla forma stessa – delle cosiddette palline di caffè. Ma come si usano, dunque? Come già anticipato, il metodo mima un po’ quello delle tradizionali capsule: le sfere si infilano in un foro nella parte alta della macchina, e poi si aziona una leva per farle bagnare in modo tale che queste vengano ammorbiditi e pressate.
L’intera sferra di caffè è completamente biodegradabile, e soprattutto non genera scarto di alcun tipo. Una volta utilizzate possono essere comodamente cestinate nel bidone dell’umido o, in alternativa, impiegate come compost o fertilizzante. In poche settimane, infatti, saranno del tutto decomposte.
Caffè: esistono altri modi per separare i fondi dalle capsule?
Come abbiamo le conseguenze sull’ambiente delle capsule non sono da sottovalutare: un rapporto redatto dalla Commissione europea lo scorso anno attesta una produzione di rifiuti di 70 mila tonnellate nel contesto del solo Vecchio Continente; mentre a livello globale il numero sale a 576 mila tonnellate complessive. Ad affiancare le coffee ball in questa particolare lotta, tuttavia, c’è anche un’idea italiana: si tratta di Re-fè, una start up con sede in quel di Treviso recentemente premiata alla Creativity Week 2022, che ha messo a punto una sorta di apricapsule manuale in grado di separare le capsule dai fondi con un semplice gesto di pressione meccanica.