In Sicilia un’indagine ha permesso di scoprire che i boss dell’Acquasanta, i fratelli Fontana (Gaetano, Angelo e Giovanni, i figli dello storico boss mafioso Stefano, ormai morto nel 2012), avevano deciso di investire anche nel settore del caffè, più precisamente nell’azienda Cafè Moka Special di Pensavecchia Gaetano snc.
A seguito delle indagini, non solo l’azienda di caffè è stata posta sotto sequestro, ma sono state anche inflitte 4 condanne (e una assoluzione). Il gup Nicola Aiello, infatti, ha deciso di accogliere le richieste del sostituto procuratore Dario Scaletta: 4 anni, 5 mesi e 10 giorni sono stati inflitti a Pensavecchia, mentre 2 anni e 8 mesi a testa a Filippo Lo Bianco, Michele Ferrante e Rita Fontana.
L’unico assolto in questa inchiesta è stato Domenico Passarello, il quale però era stato accusato di aver versato 25mila euro ai Fontana (sarebbe stato il prezzo della vendita di un immobile sito in via Gulì).
Tramite la maxi inchiesta dal nome Mani in pasta, poi, la Procura ha anche cercato di ricostruire il giro di affare dei Fontana. Si è così visto che erano attivi in diversi settori, fra cui anche quello delle gioiellerie e degli orologi di lusso, arrivando anche fino a Milano (qui trovate il nostro approfondimento sul perché la mafia investa così tanto nel settore della ristorazione a Milano).
L’accusa ha sostenuto che Pensavecchia avrebbe riciclato nella sua azienda di caffè (di cui era amministratore unico), 150mila euro provenienti dalle attività illecite dei Fontana.
Questo investimento avrebbe poi fruttato, tanto che Lo Bianco aveva ricevuto dei soldi da Pensavecchia, versandoli poi a Ferrante che li avrebbe poi consegnati a Rita Fontana. La donna avrebbe poi fatto arrivare i soldi ai fratelli.