Si apre un nuovo e per certi versi inaspettato capitolo nel cammino della candidatura del caffè espresso a Patrimonio dell’Unesco: i nostri lettori più fedeli si ricorderanno, infatti, che verso la fine di marzo il dossier del cosiddetto “Caffè italiano espresso tra cultura, rituali, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli” fu di fatto bocciato dalla commissione nazionale, che tuttavia si sbilanciò dichiarando di averlo “molto apprezzato”. A distanza di mesi, nella cornice del gran caffè Gambrinus di Napoli, il ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli e il presidente della fondazione Univerde e già ministro Alfonso Pecoraro Scanio hanno tuttavia deciso di tornare a imbracciare penna e calamaio per riprendere la storia esattamente da dove si era interrotta, e rilanciare con rinnovato entusiasmo la candidatura.
“La prima candidatura non è andata bene” riconosce immediatamente il ministro Patuanelli “ma abbiamo lavorato alacremente e siamo convinti che il prossimo anno il rito del caffè tradizionale possa essere la candidatura forte del nostro Paese in quanto Patrimonio dell’Unesco. Il rito del caffè è una grande tradizione italiana che trova in Napoli un luogo unico per creatività e solidarietà dove è stato inventato il caffè sospeso per chi non poteva permetterselo”. Attenti a quei due, insomma.