Un intero impianto di torrefazione che produce caffè biologico impiegando esclusivamente la luce e il calore del sole: no, non stiamo parlando di uno spin-off di The Expanse o un’invenzione vulcaniana, ma di PuroSole, che utilizza una tecnologia innovativa brevettata in Italia per tostare i chicchi con i raggi del sole.
Il tutto nasce da un’idea della startup Digitarch Farm, specializzata nell’utilizzo degli eliostati, ossia specchi che, un po’ come i girasoli, ruotano su se stessi inseguendo la corsa del sole. Chiaro, il cammino che ha portato dalla “semplice” idea a un prototipo funzionante è stato disseminato da centinaia di prove, ma a oggi la tecnologia è funzionante. Si tratta, a tutti gli effetti, di una valida opzione innovativa per le aziende di torrefazione volenterose di intraprendere la strada della transizione ecologia sperimentando un sistema che, apparentemente, offre risultati qualitativamente superiori rispetto ai tradizionali strumenti che impiegano aria calda. E poi, con la siccità che stringe l’intero Paese, tanto vale fare uso delle giornate extra di sole.
Come funziona, però, esattamente? Spiegato in maniera comprensibile anche a chi non è uno scienziato, gli eliostati catturano la luce del sole concentrandola nel punto di tostatura: il calore penetra nei chicchi di caffè verde che, in pochi minuti, cambia colore e sprigiona il suo aroma caratteristico. Diamo un po’ di numeri: seguendo questo metodo si stima che si potrebbero evitare 400 kg di Co2 per ogni 1.000 kg di caffè prodotto, e risparmiare ben 30.000/60.000 Kwh all’anno. Che con la bolletta della luce che assume sempre più le sembianze di una sentenza, non è affatto male.