Si torna a parlare di caffè perché grazie al progetto Breedcafs, sostenuto anche dall’UE, è stato possibile creare degli ibridi capaci di resistere meglio ai cambiamenti climatici.
È già noto come l’aumento delle temperature e la variazione delle precipitazioni, ridurranno la crescita, la fioritura e la fruttificazione del caffè, mentre l’aumento dei parassiti ridurrà sia la resa che la qualità del caffè in molte regioni.
In tpaesi tropicali coltivatori di caffè Arabica sono già in atto sistemi agroforestali (AFS) che coltivano il caffè accanto ad altri alberi. Questo perché la varietà Arabica prospera all’ombra: una corretta gestione dell’AFS può essere sia sostenibile che redditizia per i piccoli agricoltori. Inoltre i chicchi di caffè così ottenuto hanno un sapore acido più intenso e un aroma più piacevole.
Tuttavia, a causa dei sistemi tradizionali di coltivazione del caffè, i coltivatori AFS utilizzano un genere di varietà di Arabica che è stato sviluppato per sistemi di coltivazione intensivi e in pieno sole, con conseguente riduzione della produttività del 15-30%.
Ed è qui che si inserisce il progetto Breedcafs: sfruttando la variabilità dell’Arabica, ha selezionato alcuni genotipi particolarmente adatti alla crescita in ombra. Secondo Benoit Bertrand, coordinatore del progetto del CIRAD (Centro francese di ricerca agricola per lo Sviluppo internazionale), a differenza di molte specie, le cultivar di Arabica, quando si trovano di fronte a livelli elevati di CO2 o a condizioni estreme di calore e siccità, ecco che rafforzano la loro capacità di fotosintesi, i meccanismi di difesa e la capacità di riparazione cellulare.
Il progetto ha scoperto che alcuni ibridi F1 e alcuni caffè etiopi selvatici avevano una forte adattabilità all’ombra, pur mantenendo un’elevata produttività.
In questi 4 anni Breedcafs ha condotto diversi esperimenti collaborando in Vietnam con NOMAFSI, in Camerun con IRAD e in Nicaragua con FNF. Studi sono poi stati fatti anche in condizioni più controllate come alcune serre presso l’Università di Copenaghen, il CIRAD stesso in Francia e anche l’Università di Lisbona.
Diversi test sono stati usati per identificare i geni che venivano espressi in risposta ai diversi segnali ambientali.
Si è così visto che la temperatura e l’intensità della luce alterano i ritmi circadiani negli ibridi F1, permettendo loro un maggior adattamento ai cambiamenti climatici. Inoltre gli ibridi F1 danno rese più elevate in condizioni AFS rispetto alle cultivar convenzionali, con anche maggior qualità dei chicchi.
Attualmente Breedcafs ha creato vivai locali e laboratori per ibridi F1 in Nicaragua e Vietnam. Bertand ha spiegato che con il costo di soli 2-3 milioni di euro per la fornitura di sementi ai paesi produttori, questo sistema è alla portata di tutti. Inoltre propongono anche la creazione di cluster agroforestali che permettono il commercio diretto fra produttori e torrefattori, con il 100% di tracciabilità.