Vuoi per scambiare due parole, vuoi perché semplicemente rappresenta un momento di relax, le chiacchiere da bar di fronte a un caffè fumante coinvolgono ogni mattina 5 milioni e mezzo di italiani. Ma se a Catanzaro bastano 0,80 centesimi, a Bolzano occorre 1,14 euro, secondo l’elaborazione della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) dei dati Istat relativi a ottobre 2019. Nella classifica delle province più care seguono Trento, dove la media è di 1,12 euro; Bologna e Modena, in cui il prezzo è 1,11 euro.
Al prezzo di 1 euro, invece, lo propongono Ascoli Piceno, Biella, Genova, Livorno, Parma, Perugia, Pescara, Terni e Vercelli. Sotto i 90 centesimi, ci sono Bari, Cosenza, Messina, Napoli, Reggio Calabria e Siracusa. Il rapporto Fipe menziona anche la pizza. Il conto di un pasto in pizzeria a Napoli è in media poco superiore a 7 euro (7,14 euro), mentre a Macerata supera i 12 euro e mezzo (12,67).
Per quanto riguarda il business della ristorazione, per Fipe cresce il numero dei ristoranti, ma cala quello dei bar (- 0,5% in 10 anni). “Di fronte a costi ‘insostenibili’ tra locazione, personale e Tari – dichiara Lino Enrico Stoppani, presidente della Fipe – la scorciatoia è fatta da attività senza servizio, senza spazi e con personale ridotto all’osso, ed è favorita da politiche poco lungimiranti che consentono a tutti di fare tutto senza il rispetto del principio ‘stesso mercato, stesse regole’, ma così si finisce per impoverire il settore stesso, la sicurezza dei consumatori e la qualità delle città”.