“Credo che non esista nessun altro prodotto in commercio che al variare della qualità non veda cambiare anche il prezzo”. Esordisce così Andrej Godina, caffesperto e PhD in Scienza, Tecnologia ed Economia nell’Industria del Caffè, riferendosi proprio alla questione “listino dei prezzi” sull’industria in questione. Eh sì perché, alla luce dei più recenti rincari sul costo delle materie prime, i canonici 80 centesimi non sono più sufficienti a sbarcare il lunario; ed è quindi auspicabile un rincaro. Di quanto? Sempre stando a Godina, il prezzo dovrebbe aggirarsi sugli 1,50-2 euro. Minimo.
“Per un bar di medie dimensioni, con un consumo medio di caffè di 3 chili al giorno, circa 350- 400 espressi serviti, il fatturato generato non permette di mantenere l’attività” spiega a tal proposito il dottor Godina. D’altronde, la matematica non è un opinione: se il prezzo corrente non basta a rientrare nei costi bisogna cambiare le carte in tavola, rivedere l’approccio della vendita di caffè. “Nessuno, credo, si scandalizza se un calice di vino di una particolare annata e di grande pregio costa 15 o 20 euro, la medesima cosa deve avvenire anche per caffè altrettanto pregiati” sottolinea ancora Andrea Godina. A Milano, intanto, pare stiano già facendo le prove generali per i nuovi listini.