Un emendamento proposto alla Manovra da parte di FdI, ha letteralmente scatenato le ire di Verdi e animalisti. Dopo la brillante idea di voler eliminare lo Spid (siete matti? Con tutti i demoni che ho invocato per riuscire ad ottenerlo?) e dopo il rischio di vedersi eliminare anche la ricetta elettronica (chi non vuole tornare a fare ore di coda dal medico per avere una ricetta?), ecco che a qualcuno è saltato in mente di permettere la caccia in città e nelle aree protette. Tanto, cosa mai potrà andare storto?
Perché la caccia in città non è una buona idea
L’emendamento in questione è il 78.015 ed è stato firmato da 14 deputati di FdI, fra cui anche il capogruppo Tommasto Foti. Tale emendamento vorrebbe compendere anche le aree urbane e le aree protette fra quelle in cui si può attuare il controllo della fauna selvatica. Inoltre la proposta chiede anche che i piani di abbattimento non siano più eseguiti dalle guardie venatorie, ma direttamente dai cacciatori sotto il controllo della Polizia locale, con gli animali uccisi che potranno essere destinati al consumo alimentare.
Ovviamente Verdi e ambientalisti non ci stanno. Annamaria Procacci, consigliere nazionale dell’Enpa ed ex parlamentare del Verdi, parla di un’“apocalisse”. Secondo la Procacci si tratterebbe di un tentativo di Fratelli d’Italia di dare carta bianca ai cacciatori per poter sparare nelle aree urbane e nelle aree protette.
Secondo Angelo Bonelli ed Eleonora Evi, leader di Alleanza Verdi e Sinistra, con questo emendamento il governo e la maggioranza rischiano di distruggere la legislazione ambientale italiana in un momento in cui la biodiversità, messa a rischio dalla crisi climatica, dovrebbe essere protetta.
Più concrete le obiezioni delle principali associazioni ambientaliste: Enpa, Lac, Llav, Legambiente, Lipu e WWF hanno ribadito che se mai questa proposta passasse, vorrebbe dire dare a una ristretta categoria di individui l’autorizzazione a fare strage di animali selvatici, mettendo in pericolo la pubblica incolumità con il pretesto di dover tenere sotto controllo la fauna.
Cosa mai potrebbe andare storto, infatti, se dei cacciatori potessero sparare all’interno delle città? Considerando che anche nelle zone rurali e quelle sub urbane, spesso e volentieri la regola di non sparare a tot distanza verso le case viene bellamente ignorata, con gente che non solo si trova con i pallini sul balcone, ma che si ritrova anche con gatti e cani nei giardini di proprietà impallinati perché qualche cacciatore non ha rispettato le distanze di sicurezza, cosa potrebbe mai accadere se in quel giardino, al posto del cane o del gatto, ci fosse stata una persona? E davvero qualcuno vuole dare la possibilità di sparare nei centri urbani?
L’emendamento proposto potrebbe finire col riscrivere l’articolo 19 della legge 157. Attualmente il contenimento della fauna selvatica (anche per motivi sanitari, come accaduto con la peste suina, anche se qui i cacciatori si erano rifiutati di intervenire) viene effettuato tramite metodi ecologici, quindi recinzioni o catture di solito. Solamente in caso l’Ispra, l’ente pubblico di protezione dell’ambiente, ravvisasse l’inefficacia di tali metodi, ecco che le Regioni potrebbero dover autorizzare piani di abbattimento.
Tali piani, però, al momento vengono messi in atto da guardie venatorie apposite che dipendono dalle amministrazioni provinciali. Ma se l’emendamento passasse, i metodi ecologici verrebbero del tutto eliminati e il controllo degli animali selvatici potrebbe avvenire sin da subito con metodi cruenti. Lo stesso emendamento, poi, vorrebbe che fra le aree in cui si può procedere agli abbattimenti, figurino anche le aree urbane e quelle protette, pure nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi in cui la caccia è vietata.
Che tradotto vuol dire che si potrebbe sparare in qualsiasi momento e peiodo dell’anno. Inoltre, oltre a non servire più il parere dell’Ispra prima di procedere agli abbattimenti, a eseguire le uccisioni sarebbero direttamente i cacciatori, previ corsi di formazione e coordinati dalle Polizie locali. Infine, gli animali così abbattuti potrebbero essere sottoposti a controlli igienico-sanitari per valutare se possano essere destinati al consumo alimentare.
Secondo l’emendamento, le attività di contenimento non dovrebbero più essere considerate come attività venatoria. Il che vuol dire che per abbattere animali in una zona protetta non bisognerebbe più seguire dei requisiti molto rigorosi, ma basterebbe un piano autorizzato dalla Regione.
Secondo Annamaria Procacci, scritta così questa legge vuol dire che si potrebbe dare la caccia a qualsiasi specie animale, senza alcuni limite di tempo e di luogo.