I proverbiali due piccioni con una fava – da una parte rintracciare i singoli chicchi di cacao dalle piantagioni alla loro destinazione finale, e dall’altra garantire ai coltivatori il pieno rispetto di un prezzo equo. Se poi aggiungiamo ancora il fatto che l’intero sistema è una risposta informale ma potenzialmente efficace ai piani dell’Unione Europea di vietare le importazioni di merci e prodotti legati alla deforestazione (una lista di cui, naturalmente, il cacao fa parte), allora la Costa d’Avorio ha messo a segno un ottimo tris.
Controversie e soluzioni sul traffico di cacao
Il sistema proposto dall’ente che di fatto regola la produzione e la distribuzione del cacao ivoriano (ricordiamo, per chi se lo fosse perso, che di fatto il Paese africano è il principale produttore al mondo) è davvero semplice: nella giornata di ieri, giovedì 2 febbraio, le autorità locali hanno iniziato a distribuire delle schede elettroniche ai coltivatori di cacao che permetteranno di rintracciare i chicchi fino ai loro porti di esportazione.
Quel che è ancora più interessante, le tessere in questione sono integrate con un sistema di portafoglio elettronico che dovrebbe assicurare agli agricoltori di ottenere il prezzo garantito di 900 franchi CFA (equivalenti a circa 1,37 euro) al chilo, che attualmente viene ignorato da buona parte degli acquirenti.
Non si tratta naturalmente del primo sforzo del governo ivoriano in questa direzione: quello dello sfruttamento nella filiera del cacao è un tema che ha acquisito una rilevanza esponenziale nel corso degli ultimi mesi, con il Ghana e la stessa Costa d’Avorio che hanno deciso di formulare un ultimatum per sfidare le grandi aziende del settore: rispettare i pagamenti o levare le tende.
Il sistema delle schede elettroniche, che entrerà in funzione a partire dal primo di ottobre, consentirà per di più al CCC (Concilio del Caffè e del Cacao, ossia l’ente massimo del settore) di rifiutare i chicchi coltivati in maniera illegale. “L’Unione Europea ha votato una nuova legge che sarà implementata presto” ha commentato Yves Brahima Kone, capo del CCC, in riferimento al divieto di importazione a cui abbiamo accennato qualche riga più in su. “Questo ci spinge a sviluppare un sistema di tracciabilità e certificazione“.
I coltivatori, nel frattempo, sembrano aver accolto la novità a braccia aperte. “È la prima volta che ho una carta di credito che posso utilizzare per prelevare contanti” ha raccontato a Reuters Jean Dominique Boua, un agricoltore che lavora vicino alla città di Agboville. “Non ho mai avuto un conto in banca e sono felice perché ora posso vendere il mio cacao al prezzo garantito”.