In Brasile il colosso dei fast food Burger King è riuscito là dove il governo ha fallito: convincere la gente a sottoporsi al tracciamento della posizione per evitare la diffusione del Coronavirus. Come ha fatto? Semplice: promettendo in cambio cibo gratis e altre ricompense.
A quanto pare i fautori brasiliani della privacy a tutti i costi, fieri paladini del “Il Governo, il Grande Fratello e Cthulhu non sapranno mai dove mi trovo” sono capitolati di fronte all’irresistibile promessa sventagliata sotto al naso da Burger King: cibo gratis.
Le due paroline magiche, “cibo gratis”, hanno fatto cambiare idea a molti brasiliani. Se in paesi come la Corea del Sud i cittadini si sono sottoposti di buon grado al tracciamento dei dati per aiutare il bene comune a combattere il Coronavirus (rinuncio alla privacy e sopravvivo o mi tengo stretta la mia privacy, salvo poi fare i giochini su Facebook e fornire a tutto il resto del mondo i miei dati, e muoio?), non così è stato in Brasile dove la gente non ha visto di buon occhio l’idea che i suoi spostamenti venissero tracciati.
Burger King si è così messo d’impegno e ha pensato a una possibile soluzione: come indurre le persone a rinunciare alla loro privacy in materia di geolocalizzazione? E ha subito trovato la risposta: la corruzione. In pratica Burger King Brasile ha chiesto ai clienti di scaricare la sua app e di permettere alla catena di fast food di verificare, tramite i dati di geolocalizzazione, se si trovavano effettivamente al sicuro, distanziati e assumendosi anche la responsabilità delle loro azioni.
Se fosse stato il governo a fare una richiesta del genere, la gente si sarebbe guardata bene dallo scaricare l’app. Ma Burger King ha qualcosa che Jair Bolsonaro non ha: cibo gratis e svariate altre ricompense. Praticamente funziona così: i brasiliani scaricano l’app di Burger King, accettano le condizioni di cui sopra e se l’apposito team di sorveglianza stabilisce che il cliente ha agito correttamente ed è stato socialmente distante, ecco che gli regala un pasto gratuito.
Thais Nicolau, direttore del settore comunicazione e innovazione di Burger King Brasile, ha spiegato che l’azienda, pur garantendo il distanziamento sociale, vuole essere presente nella vita quotidiana delle persone. Il fatto è che tutti questi fautori della privacy in realtà cedono inconsapevolmente dati sulla geolocalizzazione così di frequente e per motivi futili che se per una volta lo fanno per un motivo sensato, non casca il mondo.
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