Strano a dirsi, ma Burger King ha deciso di fare l’esatto opposto di McDonald’s (e di Starbucks, se per questo): rimarrà aperto in Russia in modo da devolvere i ricavi a sostegno dei rifugiati ucraini e delle associazioni umanitarie.
Burger King ha diramato martedì una nota stampa nella quale ha affermato che i suoi 800 ristoranti in franchising in Russia rimarranno aperti. In tal modo i guadagni ottenuti potranno essere donati alle varie iniziative umanitarie che stanno aiutando i rifugiati ucraini.
Nella medesima nota, il colosso dei fast food (che ha in gestione anche Popeyes, Timo Hortons e Firehouse Subs), ha condannato l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Burger King Russia ha 800 sedi, tutte in franchising: sono tutte gestite da operatori locali indipendenti. Un portavoce ha spiegato che l’azienda ha con gli affiliati di zona accordi legali di vecchia data che sono difficili da modificare. Da qui la decisione di rimanere aperti e aiutare in questo modo gli ucraini. In realtà l’azienda si è già attivata anche in altri modi: in più di 25 paesi europei stanno offrendo buoni pasto Whopper di concerto con le organizzazioni locali per garantire pasti per un totale di 2 milioni di dollari ai rifugiati ucraini.
Un modo di guardare a tutta questa vicenda diverso da quanto fatto da McDonald’s e Starbucks. McDonald’s, diretto rivale di Burger King, sempre nella giornata di martedì ha annunciato che avrebbe chiuso in suoi 850 ristoranti in Russia (anche qui in franchising), continuando però a pagare gli sipendi ai suoi 62mila lavoratori.
Idem dicasi di Starbucks che, sempre martedì scorso, ha annunciato la chiusura delle sue 130 sedi russe. Tuttavia nei giorni preceenti aveva dichiarato che avrebbe donato i guadagni delle sedi russe agli aiuti umanitari in Ucraina, salvo poi cambiare idea e decidere di chiudere tutto. Ma anche Starbucks continuerà a pagare i dipendenti russi.