Continua l’epopea russa di Burger King. Vi ricordate che Burger King aveva dichiarato che voleva chiudere i suoi ristoranti in Russia, ma che era il socio russo a bloccarlo? Ebbene, tale socio adesso ha voluto dire la sua: Alexander Kolobov ha ribadito che lui non ha né l’autorità né il potere per poter chiudere gli 800 ristoranti di Burger King in Russia.
Tutto era iniziato con Burger King che, al contrario di quanto fatto da altre grandi catene analoghe come McDonald’s e Starbucks, aveva deciso di non chiudere i suoi ristoranti in Russia per dare i proventi a favore dei profughi ucraini.
Fin qui tutto bene, fino a quando, la settimana scorsa, non si è venuti a sapere che in realtà Burger King voleva chiudere i suoi ristoranti in Russia, ma non poteva farlo perché il suo partner russo aveva rifiutato la sua richiesta di chiudere le sedi.
Ma adesso salta fuori che il socio russo, Alexander Kolobov, non ha per niente rifiutato la richiesta: semplicemente lui non ha l’autorità e il potere per chiudere unilateralmente ristoranti. Kolobov, infatti, ricorda a tutti che lui ha una quota del 30% nella partnership congiunta con Burger King, cioè una quota molto al di sotto di quella che sarebbe necessaria per agire in tal senso.
Nel frattempo, mentre David Shear e Kolobov si rimpallano la “colpa” della mancata chiusura, ecco che Restaurant Brands International, di cui David Shear è presidente, sta cercando di svendere i suoi interessi commerciali in Russia visto che ha una quota di minoranza del 15%.
Kolobov è stato lapidario: “La decisione di interrompere e sospendere le operazioni dell’affiliato che impiega circa 25mila persone deve essere presa da tutti gli azionisti, considerando anche l’impatto che potrebbe avere sui dipendenti e sulle loro famiglie”.
E RBI? Beh, al momento si attende la sua risposta. Burger King chiuderà o non chiuderà in Russia? Tocca attendere e vedere.