Una improvvisa – e per certi versi inaspettata – cura dimagrante per i punti vendita a stelle e strisce di Burger King. Stando a quanto recentemente dichiarato dallo stesso amministratore delegato del colosso del fast food, infatti, il resto dell’anno in corso sarà punteggiato dalla chiusura di centinata di siti in tutti gli Stati Uniti – 400 in tutto, stando a quanto lasciato trapelare -, nonostante il primo trimestre del 2023 si sia di fatto concluso con vendite “migliori del previsto”. Dati alla mano, Burger King ha infatti registrato un aumento del 12,3% delle vendite globali al dettaglio nel primo trimestre dell’anno e un aumento dell’8,7% delle vendite al dettaglio negli Stati Uniti.
Burger King sotto una pioggia di chiusure
In altre parole, la performance aziendale pare più che soddisfacente (parola chiave: pare). La pioggia di chiusure è stata presentata con l’obiettivo di “migliorare la salute generale del sistema” – tant’è che, nonostante la sopracitata buona performance, pare che Burger King si stia affacciando su di un futuro incerto. La pietra (o pietre, in questo caso) dello scandalo riguarda in primis la dichiarazione di bancarotta di due dei suoi principali franchisee, Meridian Restaurants Unlimited e TOMS King Holdings, colpiti da un calo del numero di visitatori e conseguente diminuzione delle entrate.
Diamo ancora un’occhiata ai dati (quelli meno rassicuranti, questa volta): stando alla pubblicazione degli utili aziendali, nel corso del primo trimestre Burger King ha già chiuso 124 sedi a stelle e strisce, circa il 2% del totale complessivo. Nel tentativo di rassicurare gli investitori Josh Kobza, CEO della società madre di Burger King, Restaurant Brands International (RBI), ha fatto notare che la catena è solita chiudere un gran numero di sedi ogni anno.
La bancarotta dei sopracitati franchisee, tuttavia, potrebbe avere fatto vacillare un altrimenti funzionante sistema di equilibrio ottenuto con tagli e chiusure. A onore del vero è anche bene notare che attorno al cosiddetto “taglio dei 400”, se così vogliamo battezzarlo, aleggia un discreto grado di incertezza: Kobza ha commentato che verranno prima colpiti i ristoranti a basso volume, e osservato che nel futuro i franchisee giocheranno un ruolo fondamentale per il miglioramento del sistema negli Stati Uniti.
L’obiettivo, stando a quanto lasciato trapelare, è quello di coinvolgerli più attivamente per farli lavorare più da vicino con l’azienda madre. “Se non riusciranno a soddisfare questi nuovi parametri, abbiamo nuovi operatori pronti a intervenire e a fare ciò che è richiesto” ha commentato Kobza. “Ci sentiamo ottimisti per quanto riguarda il futuro”.