Settantacinque bar e caffè che di fatto hanno fatto la storia della socialità in quel di Buenos Aires sono entrati a pieno titolo nella cultura cittadina: il governo locale, infatti, ha deciso di premiarli riconoscendoli come patrimonio culturale e ringraziando i rispettivi titolari per gli sforzi compiuti negli ultimi due anni, dove nonostante l’imperversare della pandemia hanno continuato a restare aperti.
Come abbiamo accennato, riconoscimento a parte, molti dei locali elevati a patrimoni culturali facevano già, in modo in un altro, parte a pieno diritto della storia della capitale argentina: ricordiamo ad esempio il Tortoni, fondato nel 1858, frequentato da Luigi Pirandello e Garcia Lorca; la Biela, alla Recoleta, che ha in bella mostra un tavolo a cui ancora oggi sono seduti Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares; Le Caravelle, l’unico in città dove un espresso si può sorbire in piedi, come si fa a Roma o Milano. Si tratta, citando le parole del ministro della Cultura cittadino, Enrique Avogadro, di “riferimenti imprescindibili della storia e dell’attività culturale e sociale di ciascuno dei quartieri della capitale”. Con il conferimento del titolo in questione la volontà delle autorità cittadine è che “questa esperienza non passi inosservata e, al contrario, lavoriamo per la messa a punto di nuovi stimoli affinché la ruota non smetta di girare”.
“I nostri esercizi sono i camini senza fumo della città, costituiscono la sua stessa vita” ha commentato invece Pablo Durán, consigliere dell’Associazione che riunisce i bar e i caffé rilevanti di Buenos Aires. “Molte storie prendono forma attorno ai loro tavoli: sono il giorno che inizia quando si alzano le persiane e non sono altro che la nostra identità, patrimonio indiscusso della nostra città”.