Nel raccontarvi dell’affaire Bud Light ci siamo sovente concentrati sul punto di vista e sulle conseguenze patite dall’azienda – conseguenze che spaziano, in ordine sparso, a un crollo in borsa, a boicottaggio su larga scala che ha portato alla nascita di competitor agguerritissimi, interi lotti invenduti o ignorati (persino quando tali lotti erano offerti gratis) e all’ombra di decapitazioni di alto profilo. Non s’è fatto un gran parlare, invece, dell’effettiva protagonista della vicenda: ci stiamo naturalmente riferendo all’attivista transgender Dylan Mulvaney, testimonial della campagna pubblicitaria che ha innescato il pasticcio in questione. Stando a quanto lasciato trapelare, Mulvaney ha preferito concedersi una breve fuga in Perù per “sentirsi al sicuro” dalle minacce e dai messaggi di odio ricevuti e si è recentemente rivolta ai propri follower per cercare nuove opportunità di lavoro.
Bud Light: che è successo a Dylan Mulvaney?
L’obiettivo di Dylan Mulvaney, la cui popolarità è naturalmente rimasta gravemente intaccata dalla disastrosa collaborazione con Bud Light, è evidentemente quello di rinnovare la propria figura di attivista: rivolgendosi ai suoi due milioni di follower, Mulvaney ha infatti annunciato di essere disponibile come relatrice per l’anno scolastico 2023/2024 su argomenti come la tutela della comunità e dei valori LGBTQIA +, l’emancipazione delle donne, diversità e inclusione.
La speranza, immaginiamo, è quella di utilizzare la propria comunità digitale come cassa di risonanza per fare arrivare la propria candidatura in lungo e in largo e riuscire a frapporre una solida barriera di nuove collaborazioni (che, le auguriamo, saranno più fruttuose della sua ultima avventura) tra la sua figura come personaggio pubblico e il crollo delle vendite di Bud Light.
A onore del vero è bene notare che la stessa Dylan Mulvaney aveva già tentato di dire la sua a proposito della vicenda: in seguito all’ormai ampiamente spiegato contraccolpo che ha investito Bud Light in seguito alla collaborazione con l’attivista, quest’ultima avrebbe infatti accusato l’azienda di “mancato supporto pubblico” quando la destra conservativa a stelle e strisce ha cominciato la sua campagna di boicottaggio.
Come anticipato in apertura di articolo, l’attivista transgender ha per di più deciso di concedersi una vacanza solitaria in Perù per “sentirsi al sicuro” e allontanarsi dalle aspre controversie degli ultimi mesi “Le persone qui sono così gentili” ha spiegato Mulvaney durante un breve video su TikTok “Mi sento molto più al sicuro, da queste parti. È un po’ triste che abbia dovuto lasciare il mio Paese per sentirmi al sicuro, ma prima o poi tutto sarà risolto”.