Bud Light accusata da Dylan Mulvaney di mancato supporto dopo il fattaccio della birra

Dylan Mulvaney ha accusato Bud Light di mancato supporto pubblico dopo il disastro della birra dedicata all'influencer transgender

Bud Light accusata da Dylan Mulvaney di mancato supporto dopo il fattaccio della birra

Non pensavate mica che la vicenda di Bud Light fosse finita, vero? Perché adesso anche Dylan Mulvaney, l’influencer transgender al centro del fattaccio che ha causato il crollo delle vendite della suddetta birra, ha voluto dire la sua. E ha accusato Bud Light di mancato supporto pubblico quando la destra conservatrice americana si è scagliata contro la birra e l’influencer.

Le accuse di Dylan Mulvaney a Bud Light

bud light

Dylan Mulvany ha pubblicato un video su Instagram e TikTok con la didascalia “Anche alle persone trans piace la birra”. Qui ha colto l’occasione per spiegare che Ab InBev, l’azienda proprietaria di Bud Light, dopo il contraccolpo seguito alle lattine di birra promozionali dedicata a Mulvaney (che, ricordiamo, non erano destinate a essere messe in commercio, ma erano un omaggio fatto a Mulvaney, qui trovate tutti i retroscena della vicenda), non ha ritenuto opportuno contattare Mulvaney.

Secondo l’influencer, per un’azienda assumere una persona trans e poi non sostenerla pubblicamente è peggio che non assumere affatto una persona trans. In aggiunta Mulvaney ha anche spiegato che la totale mancanza di sostegno e coinvolgimento da parte del marchio ha avuto ulteriori risvolti negativi: ha permesso ai “clienti di essere odiosi e transfobici quanto volevano”.

L’influencer ha continuato sostenendo che avrebbe dovuto fare e pubblicare questo video mesi fa, ma all’epoca non l’aveva fatto in quanto aveva avuto paura di ricevere ulteriori contraccolpi negativi. Così aveva deciso di aspettare che le acque si calmassero e che la situazione migliorasse, ma, con sua grande sorpresa, non era accaduto.

E lo sappiamo bene: negli USA il marchio Bud Light è crollato in Borsa, nessuno lo compra più (non è più il marchio preferito dagli statunitensi) e nessuno prende questa birra anche quando regalata perché tutti hanno paura di essere presi in giro se si fanno vedere con una lattina di Bud Light in mano.

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Mulvaney ha continuato sostenendo che stava aspettando che l’azienda e il marchio la contattassero, ma questo non è mai accaduto. L’influencer ha sottolineato che non sta dicendo queste cose perché vuole la pietà altrui. Lo sta dicendo perché ha voluto rendere pubblica la sua esperienza. Il fatto è che lei ha vissuto questa esperienza da una prospettiva molto privilegiata, ma è molto peggio per le altre persone trans.

Mulvaney ha ricordato a tutti che anche lei è una cliente, che ha amici trans che adorano la birra e che ha amiche lesbiche che, a livello di bevute, darebbero mille giri agli odiatori seriali.

L’influencer ha poi concluso sostenendo che sostenere le persone trans non dovrebbe essere un qualcosa di politico e che non dovrebbe esserci nulla di divisivo nel lavorare con loro. E sa benissimo che questo è possibile visto che ha collaborato con alcune aziende fantastiche.