Bruxelles ha revocato le restrizioni dei Paesi dell’Est sul grano ucraino

La Commissione europea ha infine revocato le restrizioni alle importazioni di grano e altri prodotti ucraini verso i Paesi dell'Est Europa.

Bruxelles ha revocato le restrizioni dei Paesi dell’Est sul grano ucraino

Niente più restrizioni all’importazione di grano di origine ucraina per i Paesi dell’Est Europa: la decisione arriva dalla Commissione europea, che appena una manciata fa ha annunciato per via ufficiale la revoca alle limitazioni introdotte lo scorso aprile per limitare l’ingresso ai territori di Bulgaria, Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania delle materie prime alimentari provenienti da Kiev ai soli casi di transito.

I nostri lettori più attenti ricorderanno che, proprio su queste pagine, prendemmo in esame il caso della Polonia, che per l’appunto decise di sospendere in maniera temporanea le importazioni di grano e altri cereali ucraini la scorsa primavera: la scelta fu presa con il fine di tutelare il mercato interno, rimasto travolto dalle derrate provenienti da Kiev disponibili a prezzi generalmente più bassi, che avevano messo in grande difficoltà i produttori locali – una motivazione, è bene notarlo, comune anche agli altri Paesi del blocco orientale europeo citati nelle righe precedenti.

Bruxelles e le restrizioni sul grano: tutti i dettagli

Sacchi di grano

Sebbene Kiev, a cui evidentemente sono state presentate le problematiche legate al flusso di grano e altre derrate alimentari nei Paesi in questione, abbia accettato di adottare una serie di misure volte a prevenire nuove distorsioni economiche in cambio della revoca; è bene notare che alcuni dei protagonisti di questa vicenda hanno storto il naso alla scelta di Bruxelles.

L’Egitto acquista il grano russo tramite trattative private L’Egitto acquista il grano russo tramite trattative private

È il caso soprattutto della Polonia e dell’Ungheria, che hanno annunciato la volontà di rispondere alla decisione di Bruxelles imponendo lo stop alle importazioni in modo unilaterale. Forti soprattutto le parole del primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, che già ai tempi dell’introduzione delle prime restrizioni dichiarò che si sarebbe battuto per evitare “che il grano ucraino ci inondi”. Alla notizia della revoca delle limitazioni, come accennato, Morawiecki ha innalzato una fiera opposizione: “Indipendentemente da ciò che decidono i funzionari di Bruxelles, non apriremo le nostre frontiere”.

La Bulgaria si è presentata più morbida all’idea di un compromesso, con le autorità governative che hanno assicurato la volontà di adeguarsi alla scelta della Commissione europea pur suggerendo di mantenere comunque le restrizioni in vigore almeno fino alla fine dell’anno in corso.

Come anticipato nelle righe precedenti l’Ucraina ha invece accettato di introdurre “qualsiasi misura legale” utile a controllare il flusso di esportazioni ed evitare che esse possano nuocere ai mercati dei Paesi confinanti, secondo quando indicato dalla stessa Commissione europea in un comunicato. Stando a quanto lasciato trapelare le misure in questione saranno adottate dalle autorità ucraine entro 30 giorni, ma dovranno già essere presentate entro lunedì 30 settembre.