Chi: il conduttore Bruno Vespa. Insieme a chi: tra altri ospiti, anche Riccardo Cotarella (autorevole enologo di fama internazionale). Dove: durante Porta a Porta. Cosa: disquisire sul futuro del vino. Tutto a posto insomma, una puntata oggettivamente interessante, discussa con personaggi di spicco. Al di là di cosa è emerso e di chi ha detto cosa, tuttavia, c’è qualcosa che non ci torna. Potrebbe essere, per esempio, il leggero conflitto di interessi da parte di Bruno Vespa. E no: non lo affermiamo perché lui stesso è un vignaiolo (Vespa Vignaioli).
Lo affermiamo perché un conduttore che è anche produttore di vini, che parla di vino sulla tv pubblica, e lo fa insieme al proprio enologo, non è una grande cosa. Soprattutto nel contesto trattato – delicatissimo – ovvero il “falso made in Italy” in vista dell’annuale Vinitaly. Eppure Bruno Vespa dovrebbe saperlo, visto che oltre a essere conduttore e vignaiolo è anche giornalista.
Cotarella e Vespa ospiti a Porta a Porta. Ah, no
Se l’enologo Riccardo Cotarella e il giornalista/conduttore/vignaiolo Bruno Vespa fossero stati coinvolti insieme a parlare di vino in un’altra trasmissione o da qualunque altra parte, il problema non sarebbe nemmeno emerso. D’altronde parliamo di due personaggi forti ed esperti: il primo voce autoritaria, il secondo imprenditore nel settore da parecchi anni. Non si mette in discussione il loro valore o la loro opinione. Il fatto è quello evidenziato: stride la scelta del giornalista padrone di casa e colonna di Porta a Porta, già coinvolto nell’argomento in prima persona, di chiamare come ospite un membro del proprio team.
In più, in mezzo a politici (il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida e Giorgio Calabrese per la sicurezza alimentare), altri giornalisti, esponenti del mondo del vino che invece non fanno ovviamente parte dell’azienda di Vespa. Come ha detto Lollobrigida, con un lapsus meraviglioso e immediatamente corretto, “l’Italia ha più fame che fatti” (voleva dire “fama”) e un po’ è vero. Il magna-magna italiano è proverbiale, e un po’ c’è stato anche in questo caso.