Bruno Peres porta a processo l’ad di Ceres per un vecchio tweet

Bruno Peres, ex giocatore di Roma e Toro, ha citato in giudizio l'ad di Ceres per un vecchio tweet offensivo.

Bruno Peres porta a processo l’ad di Ceres per un vecchio tweet

La sfortuna di un’assonanza diabolica, la malizia del destino. È il 2018: Bruno Peres, all’epoca terzino destro della Roma, si schianta con la sua Lamborghini presso le Terme di Caracalla. L’alcol test positivo e una forma fisica non sempre impeccabile – le magliette da calcio sono impietosamente aderenti, d’altronde – contribuiscono agli sfottò da parte degli stessi tifosi giallorossi, e da Bruno Peres a “Bruno Ceres” è un attimo.

Andiamo avanti di un paio di anni, siamo nel 2020: Ceres – il marchio, questa volta – pubblica sul proprio profilo Twitter una vignetta che mette fianco a fianco il terzino brasiliano e una bottiglia di birra, con tanto di scritta Stop sending me this shit, ossia “Smettete di inviarmi questa m****”. Piovono insulti e polemiche, Ceres è costretta a scusarsi in maniera ufficiale. Storia finita? Ma manco per idea – Vittorio Luigi Galimberti, amministratore delegato per l’Italia del marchio di birra, viene citato in giudizio da Bruno Peres con l’accusa di diffamazione aggravata. Il cerchio si chiude (o almeno ce lo auguriamo).

Bruno Peres trascina Ceres in tribunale

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In altre parole le scuse della multinazionale, che come vi abbiamo accennato in apertura di articolo avevano prontamente seguito la pubblicazione del tweet incriminato, non sono bastate. “Chiediamo scusa per il tweet che contrariamente alle nostre intenzioni è risultato inopportuno” aveva commentato la multinazionale danese, costretta a difendersi dalla rabbia (comprensibile) dello stesso Bruno Peres, dell’Associazione Sportiva Roma, squadra in cui il giocatore militava, e degli stessi tifosi giallorossi (ci sarà stato anche un poco di gelosia? Non tutti avevano il privilegio di usare il nome “Bruno Ceres”, a quanto pare).

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Come raccontato l’intenzione di Garimberti doveva essere quello di fare leva su una tendenza social piuttosto in voga in quel periodo, che consisteva nell’accostare il volto di un personaggio più o meno noto a un qualche che gli somigliasse (con l’ironia che sta nel fatto che il paragone fosse spesso e volentieri peggiorativo): tra le “vittime” più illustri ricordiamo Melania Trump accostata a un alieno, o Steve Harvey paragonato a Mr Potato.

Insomma, è stato un po’ come quando si inciampa in una battuta infelice che, poco prima di essere pronunciata, sembra esilarante. Bruno Peres, che dopo aver vestito la maglia della Roma e del Toro ha abbandonato il campionato di Serie A, se l’è legata al dito e ha sporto denuncia: la Procura di Milano, stando a quanto lasciato trapelare, ha riconosciuto la natura della vignetta come “denigratoria” e “lesiva dell’onore del giocatore”.