Mentre nei primi anni del duemila, specie tra Langhe e Chianti-shire, erano perlopiù gli americani a fare eno-shopping in Italia –se così vogliamo chiamare l’acquisizione di ettari su ettari di preziosi vigneti– oggi la corsa ad accaparrarsi terreni redditizi è diventata globale: dai magnati russi fino ai miliardari cinesi.
La storia dei “foreigner” del vino inizia negli anni Settanta, quando la famiglia italo-americana Mariani fonda Castello Banfi che porta il Brunello di Montalcino nel mondo.
Poi, è la volta, nel 2012, del russo Tariko che acquista gli spumanti Gancia.
Il 2016 è stato un susseguirsi di acquisizioni. Restando al Brunello di Montalcino gli Eichbauer si sono appropriati di Podere Salicutti, mentre il petroliere argentino Alejandro Bulgheroni si è lanciato alla conquista del Chianti, con l’obiettivo, nientemeno, di formare un “Granducato Agricolo”.
E come dimenticare della vendita in blocco del Gruppo Campari alla statunitense Krause Holdings.
Ma sono francesi i protagonisti dell’ultima acquisizione.
La notizia è fresca: il gigantesco gruppo campione dello champagne –vale a dire Epi Group di Christopher Descours– con una cifra tra i 200 e i 300 milioni di euro entra in Biondi-Santi, la dinastia italiana più famosa del Brunello di Montalcino, proprietaria della tenuta di famiglia, “Il Greppo”, dove leggenda vuole sia nato il Brunello.
Non sono stati forniti alla stampa altri particolari riguardo l’ingresso di Christopher Descours, solo uno scarno comunicato che parla di joint venture e strategie di vendita internazionali. Dalla cifra che si vocifera, pare chiaro che i francesi stiano per diventare la maggioranza, tra i tre soci del gruppo.
Jacopo, esponente della sesta generazione Biondi-Santi, rivela: “La famiglia resta dentro, ma noi eravamo troppo piccoli. Così continuiamo a marciare”.
Parole che confermano un altro trend, tutto italiano: le cantine nostrane sono in cerca di compratori a causa dei costi di produzione particolarmente alti, i debiti incessanti nei confronti delle banche e i flussi di cassa molto complessi.
Si mormora, tra i produttori toscani, che almeno metà dei vigneti del Chianti sia in vendita. Per i motivi suddetti, e per l’alto valore di mercato che detengono.
[Crediti | Link: La Repubblica]