Caviale e champagne? Roba vecchia, sorpassata, superata. Ora lo champagne si abbina al pecorino, altro che caviale! Parola di Flavio Briatore.
A breve infatti potrebbe essere proprio il sapido formaggio sardo il nuovo simbolo del lusso internazionale per quanto riguarda il made in Italy gastronomico, proprio come lo champagne lo è per i nostri cugini d’Oltralpe.
Flavio Briatore ne è convinto: è tutta questione di marketing, di immagine, di brand, ma il formaggio di pecora in sostanza non avrebbe proprio nulla da invidiare all’ambrato vino francese. Basta lavorarci un po’ su.
Questo infatti è il succo dell’incontro tra l’ex manager della Renault e alcuni produttori del formaggio sardo tenutosi alcuni giorni fa in Barbagia, tra le principali zone produttrici di pecorino.
“Tra lo champagne e il pecorino ci sono poche differenze –dice Briatore–, il segreto è creare un marchio che piaccia ai clienti, poi si può trovare la collocazione sul mercato”.
Un rilancio del pecorino che passa attraverso una nuova immagine e una nuova percezione nella mente dei consumatori: via quindi le vecchie e retoriche immagini di pecorino che richiamano scene bucoliche, tovaglie a quadri e pane casereccio.
Molto meglio l’abbinata con lo champagne, per far entrare il formaggio sardo nel jet set dei prodotti che contano e svecchiarne l’immagine.
Ed è proprio in quest’ottica che Briatore ha già testato l’abbinata pecorino-champagne presso i suoi facoltosi amici, i quali pare abbiano molto gradito l’insolito abbinamento:
“Io ho già fatto assaggiare a molti miei amici i prodotti di questi pascoli e tutti hanno apprezzato molto”, assicura Briatore.
E per quanto la Barbagia non sia certo la dorata Costa Azzurra, le strategie di promozione dei prodotti non variano sensibilmente quando la materia prima è di qualità:
“Le regole di mercato non cambiano – ha detto Briatore agli allevatori. Voi dovete adottare le stesse che utilizziamo noi a Porto Cervo. Dovete costruire una strategia di marketing, partendo dal prodotto forte».
E considerato che quasi tutto il pecorino romano viene prodotto in Sardegna, va da sé che, se opportunamente promosso e pubblicizzato, il formaggio di pecora potrebbe rappresentare per gli allevatori sardi una notevole fonte di reddito, soprattutto qualora riuscisse a sfondare nel dorato mondo dei milionari che affollano la Costa Smeralda.
Ci penserà quindi Briatore a farlo conoscere e apprezzare ai suoi facoltosi amici, che sembrano gradirlo tanto quanto il caviale. O almeno questa è la speranza degli allevatori sardi, visto che, come dice Gian Battista Sanna “il nostro latte viene pagato pochissimo, il nostro duro lavoro non viene remunerato a sufficienza” .
Riuscirà Briatore a rilanciare il pecorino e promuoverlo ulteriormente nei gusti e nelle abitudini dei consumatori, facendolo uscire dagli angusti confini nazionale e portandolo a conoscenza del pubblico mondiale?
“Speriamo di sì – si auspica Diego Manca, un altro allevatore- Lui è venuto qui con questo intento, ma noi dobbiamo essere pronti con un prodotto di qualità, all’altezza delle aspettative di un certo mercato”.
[Crediti | Link: La Stampa]