Beghe legali in vista per BrewDog: il noto birrificio è infatti stato trascinato in tribunale dalla start-up di birra analcolica Jump Ship Brewing, di stanza a Leith. E tutto per colpa del nome di una birra, quella Shore Leave contesa da BreDog e dalla start-up per l’appunto. A quanto pare fra tutti i nomi che BrewDog poteva dare alla sua ultima birra ecco che ne ha scelto uno che era già stato usato dall’altra start-up. La quale si è arrabbiata e ha citato in giudizio il rivale.
La birra Shore Leave della discordia: a chi andrà il nome?
Questa storia inizia nel luglio 2022 quando la start-up Jump Ship Brewing, fondata nel dicembre del 2019 da Sonja Mitchell, attuale amministratore delegato, ha deciso di lanciare la birra Shore Leave sour nel suo portfolio di birre analcoliche. Fin qui tutto ok.
Non fosse che nel luglio 2023 Mitchell ha scoperto che l’ultima birra di BrewDog si chiamava Shore Leave. Fra l’altro il colosso della birra aveva registrato anche un marchio con questo nome.
Infastidita dalla cosa (per usare un eufemismo), ecco che Mitchell ha così deciso di inviare a BreDog una lettera formale di protesta. Lettera a cui BrewDog ha effettivamente risposto offrendo una collaborazione con il birrificio più piccolo.
Mitchell però ha deciso di rifiutare seccamente tale offerta. Tramite un post condiviso sulla sua pagina LinkedIn ecco che Mitchell ha riferito che l’offerta di BrewDog era stata alquanto vaga e fumosa e per loro non era una risposta concreta alla loro richiesta. L’intenzione di Jump Ship Brewing è quella di mantenere una chiara distanza fra i rispettivi marchi: in quest’ottica una collaborazione non farebbe altro che aumentare la confusione.
Nel frattempo BrewDog ha continuato a promuovere la sua birra Shore Leave, motivo per cui Jump Ship Brewing ha deciso ora di intraprendere un’azione legale contro il colosso. Mitchell ha sottolineato che la causa intentata si basa sul fatto che le azioni di BrewDog causano confusione fra i rivenditori e i bevitori, danneggiando così economicamente il loro marchio.
Dal canto suo un portavoce di BrewDog ha dichiarato che l’azienda è rimasta sorpresa da questa azione legale. Anzi: in maniera piccata ha fatto notare che Mitchell ha avuto l’opportunità di contestare la domanda di marchio già mesi fa. Dal canto suo, però, Mitchell si è difesa sostenendo di non essere stata a conoscenza della richiesta del marchio fino a quando il marchio non è stato registrato a giugno.
BrewDog però insiste sul fatto che Mitchell non abbia contestato la richiesta del marchio, come da prassi: anzi, per BrewDog ha scelto di non farlo. Dal loro punto di vista, BrewDog ha provato a risolvere la questione in modo amichevole, offrendo una serie di idee per una eventuale collaborazione che avrebbe dato una spinta notevole al birrificio di Mitchell. Inoltre avevano anche promesso che non avrebbero usato la frase “Jump Ship” nella loro pubblicità, come gesto di buona volontà.
Tuttavia Mitchell ha deciso di intraprendere la strada del tribunale. Adesso bisognerà vedere chi l’avrà vinta. Ma possibile che fra tutte le possibili e infinite combinazioni di nomi, proprio su quelle due parole ci si sia incaponiti?