Il boss di BrewDog, popolare birrificio britannico, ha assunto investigatori privati per scovare le persone dietro a quella che, a suo dire, potrebbe essere una vera e propria campagna diffamatoria nei suoi confronti.
Tra i soggetti oggetto delle indagini Rob MacKay, un ex dipendente di BrewDog, apparso in un documentario della BCC, The Truth About BrewDog, durante il quale ha fatto affermazioni poco lusinghiere circa la cultura del posto di lavoro dell’azienda e sul comportamento di Watt come datore di lavoro, anche nei confronti delle lavoratrici.
Un portavoce di BrewDog ha dichiarato al Guardian: “James Watt è stato sottoposto a una campagna criminale di due anni di molestie online, diffamazione, frode, ricatto e comunicazioni dannose, istigata da un gruppo molto ristretto di individui. Gli investigatori sono stati assunti per trovare la fonte di queste false accuse, per cercare di porre fine a tutto questo”.
Watt ha fatto sapere che sono in corso procedimenti penali e civili. “Le critiche alla nostra attività vanno bene – ha fatto sapere il numero uno di BrewDog – e spesso sono giustificate – lo accetto pienamente. La collusione in attività illegali per danneggiare me o l’azienda non lo è”.