In Brasile è stato lanciato un singolare allarme: le dipendenti incinte di alcune aziende di lavorazione della carne lamentano diversi sintomi e disturbi collegati al posto di lavoro, cosa che mette a rischio la loro gravidanza.
Una di queste dipendenti, Ivone, ha raccontato la sua storia. Al quinto mese di gravidanza, stava lavorando in uno degli stabilimenti della JBS, la più grande azienda di carne del mondo. Mentre tagliava il pollame su un nastro trasportatore, ha iniziato a sentirsi male. Andata negli spogliatoi, ha preso un antidolorifico, ma qui si è accorta che aveva delle strane perdite.
Così è stata portata d’urgenza in ospedale dove le è stata diagnosticata un’infezione, cosa che l’ha costretta ad anticipare il congedo per maternità. Ivone ha poi spiegato che è alla sua terza gravidanza, ma che stava anche perdendo peso perché non riusciva a mangiare mentre era al lavoro.
Per motivi igienici, infatti, la JBS impone che non si possa mangiare nei locali adibiti al confezionamento della carne, nemmeno negli spogliatoi. Il problema, però, è che i dipendenti hanno una pausa di soli 10 minuti: in quel lasso di tempo è impossibile riuscire a togliere tutti gli indumenti protettivi, uscire, mangiare, tornare e rivestirsi.
Ma questo è solo un esempio di quanto accade in Brasile. Fra il 2016 e il 2019, infatti, più di 2.600 donne incinte che lavorano negli stabilimenti di produzione e trasformazione della carne hanno sofferto di disturbi vari durante la gravidanza, fra cui infezioni, perdite di sangue e vomito. A dirlo sono i dati dell’INSS, l’Istituo nazionale brasiliano di sicurezza sociale.
Nei settori suinicolo e avicolo, quelli dove lavorano la maggior parte delle donne, il rischio di malattie ginecologiche durante la gravidanza è almeno il doppio rispetto a tutti gli altri settori occupazionali in Brasile. E considerando che ci sono circa 220mila donne che lavorano nel settore della carne del Brasile, i dati sono abbastanza allarmanti.
Ma perché le gravidanze delle donne sono a rischio? Ci sono vari motivi:
- piccole perdite di ammoniaca nell’ambiente (questo gas viene ampiamente usato nel sistema di refrigerazione)
- postura inadeguata nelle postazioni di lavoro
- esposizione a basse temperature
- esposizione a virus o batter presenti nelle carni
Secondo Karina Calife, professoressa presso la Facoltà di Scienze Mediche di Santa Casa de São Paulo, le donne incinte sono più sensibili a molti fattori di disturbo come le temperature molto basse, il rumore costante che può peggiorare nausea e vertigini, a lavori costantemente in piedi che possono causare trombosi e embolie.
Un altro grosso problema, poi, è rappresentato dalle infezioni urinarie. Le donne incinte sentono la necessità di urina più spesso in quanto l’utero in espansione esercita una notevole pressione sulla vescica. Tuttavia la mancanza di servizi igienici vicino alle postazioni e l’uso di così tanti indumenti protettivi scoraggia le donne dall’andare in bagno quando serve. E questa ritenzione urinaria aumentar il rischio di cistiti e infezioni urinarie, collegate a sua volta ad un aumento di rischio di parto pretermine.
In realtà a fine marzo un tribunale aveva emesso un’ordinanza che obbligava le donne in stato di gravidanza senza vaccinazione contro il Covid-19 o quelle che lavoravano vicino ad agenti nocivi, fossero messe in congedo. Solo che JBS aveva presentato ricorso contro questa decisione e, a causa di un cambiamento nei protocolli del ministero della Salute, ecco che le donne erano tornate al lavoro ad aprile. E questo anche se la parte dell’ordinanza relativa al fatto che le donne incinte non possono lavorare in posti con agenti dannosi, pericolosi o dolorosi è stata confermata.
Samuel Remor, un avvocato del sindacato, ha sottolineato che le donne in gravidanza dovrebbero evitare attività che richiedono movimenti ripetitivi intensi, come per esempio il taglio del pollame. Queste donne, infatti, dovrebbero trascorrere la gravidanza in ambienti amministrativi.
Un’alternativa potrebbe essere quella di organizzare giornate di lavoro più brevi per ridurre i rischi per i nascituri. JBS, però, rigetta qualsiasi accusa e ribadisce di aver destinato le donne in gravidanza che lavoravano in ambienti sfavorevoli ad altre attività.