Vino e formaggio a maggio 2020, mentre il mondo intero è paralizzato dalla prima ondata del coronavirus. Nulla di male fin qui: dopotutto, nei lunghi mesi passati in casa, chi è che non ha pensato di organizzare un mini party casalingo? Ecco, diciamo che la situazione si complica se quel qualcuno è Boris Johnson, premier britannico, e anziché essere in casa era nel giardino di Downing Street insieme a una ventina di persone.
Il distanziamento sociale non era invitato, come potete immaginare. Johnson, tuttavia, ha finalmente presentato le sue scuse: “Credevo implicitamente che si trattasse di un evento di lavoro” ha dichiarato alla Camera dei Comuni. Il che, per spezzare una lancia in suo favore, non è una scusa così bislacca: il giardino in questione veniva utilizzato sovente come estensione dello spazio di lavoro, e in un’epoca in cui i consigli di stare all’aria aperta per contrastare il virus erano all’ordine del giorno è facile immaginare che sì, sicuramente qualche riunione ci sarà stata. Probabilmente non quel pomeriggio di maggio, però. “Con il senno di poi avrei dovuto interrompere l’evento”, ammette infatti il premier.
E i laburisti chiaramente prendono la palla al balzo: Keir Starmer, leader del partito, ha ricordato a Johnson che il ministro della Salute, Matt Hancock, si dimise quando violò le regole, così come la portavoce Allegra Stratton. Come mai, dunque, il premier non pensa che le regole valgano anche per lui? Johnson ha preferito temporeggiare. “Un avvocato dovrebbe rispettare l’inchiesta in corso sui fatti” ha risposto, invitando il laburista ad “attendere prima di saltare alle conclusioni”.