Tempi di pandemia, ristoranti e bar chiusi per mesi, e così diversi cuochi e camerieri hanno deciso di abbandonare il mondo della ristorazione. Ora che però le cucine riaprono (anche se ancora timidamente) i professionisti della ristorazione servono più che mai, ma a Bologna sono introvabili.
A causa della pandemia è evidente che per molti lavoratori il settore della ristorazione è visto come instabile, e così succede che camerieri e cuochi, anche con esperienza, finiscano per andare a lavorare nell’agricoltura, nell’artigianato o nell’industria.
“I miei due camerieri – dichiara un ristoratore bolognese al Corriere della Sera -, che non avevano un contratto a tempo indeterminato perché avevo cambiato squadra, li avevo scelti durante il lockdown e mi piacevano tantissimo, sono andati a fare gli operai in fabbrica: uno era anche sommelier, ma aveva appena comprato casa e gli serviva uno stipendio fisso”.
“Di curricula non ne arrivano – dichiara un altro ristoratore -, mentre ho tante richieste da parte dei colleghi che cercano. E anche io, sto cercando”.
E la cassa integrazione ha fatto la sua parte, secondo Massimo Zucchini, presidente di Confesercenti: “un cuoco che guadagnava 2.500 euro è andato a incassare come l’ultimo cameriere appena assunto, e quei pochi soldi sono arrivati con mesi di ritardo: molti hanno trovato soluzioni alternative”.
Fonte: Il Corriere della Sera