Che il bitcoin non sia ormai più una “moda” passeggera è chiaro, ed ecco allora che l’imprenditore vitivinicolo toscano Marco Mazzarini ha pensato di inventarsi il bitcoin del vino, il Bitwino.
Secondo Mazzarini – che possiede diversi vitigni a conduzione familiare – per riportare qualità nel settore ci vuole una criptovaluta.
Ma il tutto parte dai giovani con un progetto chiamato “Metodo Nuovo” la cui mission è quella di formare i viticoltori di domani. Per concretizzare il progetto serve però almeno un milioni di euro che sarà raccolto attraverso la Ico (una sorta di crowdfunding finanziario) di Bitwino.
Per gli investitori che crederanno nel progetto e sottoscriveranno la initial coin offering Mazzarini darà in garanzia il suo vino. L’investimento minimo è di 500 euro ma, nel caso in cui l’investitore volesse tornare sui suoi passi, potrà vendere la sua quota di Bitwino e avere l’equivalente di quanto speso in bottiglie di vino delle tenute Mazzarini.
Al momento sono quattro le aziende che hanno sposato il progetto: due californiane e due svizzere. “Le aziende che decidono di sposare la filosofia di Metodo Nuovo devono rispettare almeno i seguenti quattro punti — spiega Mazzarrini ai microfoni de Il Corriere — assumere giovani; adottare tecniche e ritmi di lavoro sostenibili; fornire proprie bottiglie qualora l’investitore decida di recedere; accettare criptovalute (Bitcoin, Ethereum e Bitwino) come metodo di pagamento dei propri vini.
Ho pensato tutto questo nell’anno della pandemia – prosegue Mazzarini – perché da tempo quello che vedo nella vitivinicoltura non mi piace per niente, anzi, è io lo reputo un disastro: le aziende si affidano a squadre di esterni per la lavorazione nei campi che di fatto avviene a cottimo, si corre troppo e non si mettono nel lavoro la cura e l’attenzione delle quali le piante hanno bisogno per crescere bene. Non si può andare di fretta”.
Fonte: Corriere Fiorentino