Ce l’aveva messa proprio tutta il nostro Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida: la sua strenua opposizione alla alla carne coltivata -che, per maggior effetto drammatico, lui insiste a chiamare “sintetica”– era davvero sentita, e sfociata in una legge approvata, nonostante fosse in aperto contrasto con la procedura europea TRIS per la compatibilità col mercato. D’altronde questa era solo una delle battaglie nella guerra contro il fake food e, da un ministro in grado di fermare un treno, ci si può aspettare almeno il tentativo di fermare il progresso così, col supporto della Francia, la vittoria sembrava abbordabile. Purtroppo per Lollobrigida però, l’alleanza coi cugini d’oltralpe non è servita a convincere la Unione Europea, che attraverso la Corte di Giustizia sentenzia che si potranno usare termini come “bistecca”, “salsiccia” o “hamburger”, anche per prodotti a base vegetale, contravvenendo quindi al divieto imposto dal ministro, a patto che ci sia chiarezza nell’indicazione degli ingredienti.
Un risultato prevedibile
Un risultato certo non imprevedibile, visto lo storico di questa battaglia che Lollobrigida non sembra proprio voler abbandonare. La proposta di vietare ai produttori di usare una nomenclatura tradizionalmente legata al mondo della carne anche per alimenti a base vegetale era già stata respinta dal Parlamento Europeo nel 2020, e nel 2022 anche l’alleata Francia, aveva abbandonato l’idea. Colpa di questioni tecniche, il periodo troppo breve che sarebbe stato concesso alle aziende per adeguare i packaging, ma tanto è bastato perché l’idea svanisse sostanzialmente nel nulla. Il progetto è poi ritornato in auge nel settembre 2023, ma questa ultimo aggiornamento potrebbe mettervi definitivamente la parola fine.
E così, nonostante a inizio anno Lollobrigida avesse dichiarato che gli uffici legislativi italiani stessero “verificando la compatibilità del modello francese con il nostro sistema per riprendere, eventualmente, la strada già seguita in un ordinamento sostanzialmente simile al nostro”, non è riuscito a scongiurare la tegola sulla sua legge da parte dell’Unione Europea con relativo, è lecito intuirlo, mal di testa per la premier Giorgia Meloni.
Lollobrigida vs. buon senso
La posizione ideologica del ministro finora non è stata fonte di grandi vittorie, e il relativo, travagliato DDL, più volte smentito e poi riconfermato, e ora ufficialmente contraddetto dall’UE, non gli ha certo portato molta fortuna, se non le dichiarazioni soddisfatte di Salvini e Coldiretti, con tutta la retorica degli “attacchi al Made in Italy” che ne consegue. Intanto il mondo va avanti, e il comparto in Italia, stando a dati di settembre 2024, è arrivato a valere 640 milioni di euro con una crescita del 16% in tre anni.