Verena Bahlsen, quarta generazione ed ereditiera dell’impero tedesco dei biscotti Bahlsen, è attualmente nell’occhio del ciclone in Germania per aver raccontato con eccessiva serenità l’utilizzo dei lavoratori forzati nell’azienda di famiglia durante il nazismo.
La figlia di Bahlsen Werner Bahlsen, nipote di Hermann Bahlsen, ha infatti spiegato come la sua azienda abbia trattato bene i lavoratori forzati durante la Seconda Guerra Mondiale. È infatti noto che la Bahlsen, come molte altre aziende in quel periodo, impiegò circa duecento lavoratori (per la maggior parte donne) provenienti soprattutto dalla Polonia e dall’Ucraina. “È successo prima che nascessi, e noi abbiamo sempre pagato quei lavoratori tanto quanto pagavamo i tedeschi, quindi non abbiamo nulla da rimproverarci”, ha detto l’ereditiera tedesca.
Quindi, dal suo punto di vista, tutto a posto: visti i salari paritari, niente di male nel fatto che i lavori fossero forzati.
Frasi infelici che stanno causando l’indignazione collettiva della Germania nei confronti di Verena, già non amatissima dalla popolazione a causa di alcune sue dichiarazioni ritenute quantomeno superficiali, come quando disse in un’intervista al quotidiano tedesco Bild che voleva guadagnare ancora più soldi per comprare più barche a vela. Diciamo che l’understatement di certo non le appartiene, e c’è da credere che non passerà del tutto indenne da queste ultime dichiarazioni sul periodo più infelice della storia tedesca ed europea. Il caso, infatti, è già arrivato in politica: come riporta l’Huffington Post, infatti, Verena Bahlsen è già stata criticata dal segretario generale dell’Spd, che ha sottolineato come chi eredita una tale ricchezza debba ereditare anche il senso di responsabilità, senza essere arrogante”.
Dopo aver compreso il suo errore, la venticinquenne ereditiera si è scusata: “Nulla è più lontano da me che minimizzare il nazionalsocialismo e le sue conseguenze”, ha detto.
[Fonte: Bild, Huffington Post]