La stoccata era giunta attraverso il documentario Chemical Bros (che no, non ha nulla a che vedere con il duo formato da da Ed Simons e Tom Rowlands): apparentemente l’acqua impiegata dalla Birra Icnhusa presentava valori di fluoruri superiori a quanto consentito dalla legge – con annesse spiacevoli conseguenze per la salute umana e animale. Un’accusa tutt’altro che leggera, e che di fatto necessitava di essere affrontata quanto prima – un’urgenza che il marchio sardo non ha fallito a raccogliere. “La birra prodotta nel birrificio di Assemini e l’acqua utilizzata come suo ingrediente sono sane e sicure” si legge in una nota stampa: le analisi condotte regolarmente nel Birrificio e da soggetti terzi “non rilevano quantitativi di contaminanti pericolosi per la salute”.
Più precisamente, la nota specifica che negli ultimi cinque anni il birrificio in questione è stato soggetto a oltre 50 analisi delle acqua utilizzate – analisi che, naturalmente, hanno preso in esame anche i fluoruri, che di fatto hanno sempre fatto registrare tracce minime; addirittura (e qui citiamo ancora una volta la nota stampa) “8 volte inferiori ai limiti di sicurezza per le acque identificati dalla normativa di riferimento e volte inferiori ai valori medi di fluoro nelle acque italiane stimati dall’Istituto Superiore di Sanità”. Ne deriva che le informazioni diffuse dal documentario in questione sono “false e basate su dati non scientificamente attendibili”: l’ipotesi avanzata da Birra Ichnusa è che siano state realizzate analisi su pochi campioni con risultati discrepanti e con metodo “di scarsa affidabilità”.
“Infatti, le prove sono state eseguite sul prodotto finito utilizzando però una metodologia certificata e attendibile solo se applicata all’analisi dell’acqua” si legge ancora. A tal proposito viene citato il parere di Neotron, uno tra i più importanti laboratori al mondo per analisi chimiche, fisiche e microbiologiche: “Analizzare campioni di birra utilizzando questi metodi sviluppati per analisi di acque, potrebbe portare a risultati non affidabili“. Ne consegue che non esistono analisi certificate per la presenza di fluoruri nella birra e la legge prevede limiti di sicurezza nell’acqua – limiti che, come abbiamo accennato poco sopra, sono ampiamente rispettati.
“L’acqua è un ingrediente fondamentale per la birra, per questo la facciamo analizzare con massima attenzione e sempre da laboratori certificati” spiega a tal proposito Matteo Borocci, direttore del birrificio Ichnusa di Assemini. “La attingiamo da 5 pozzi ubicati nel nostro sito produttivo, direttamente collegati ad una falda artesiana di profondità. Elemento, questo, che ci dà ulteriori garanzie di sicurezza su contaminazioni o inquinamento rispetto a una falda superficiale. Inoltre, il nostro birrificio è dotato di un impianto ad osmosi inversa che purifica ulteriormente l’acqua, rendendola perfetta per produrre la nostra birra”.
In definitiva, “i dati in possesso di Ichnusa non indicano quindi ragioni di allarme”, e il “birrificio continuerà a monitorare con attenzione ogni situazione che possa mettere a rischio la salute dei consumatori e la sicurezza delle sue persone”.