Heineken e Carlsberg, nel 2016, depositarono presso l’Ufficio europeo (Epo) due brevetti riguardanti alcune varietà di orzo: molti produttore e agricoltori insorsero in movimenti e coalizioni (come No patents on seeds), denunciando la copertura dei diritti depositati che garantivano alle due multinazionali un monopolio non solo sull’orzo, ma anche su tutti i suoi derivati, come appunto la birra.
Fast forward al 2021, ed ecco che i due colossi richiedono all’Epo il ritiro dei brevetti: il primo passo, secondo gli oppositori, della lunga strada da percorrere per ottenere un mercato dei sementi più libero e giusto. I brevetti in questione riguardavano, come accennato, due specie di orzo ottenuti dalle due aziende, che avevano intenzione di arroccarsi il diritto su tutti i derivati e miravano anche a tutelare il processo produttivo usato. Un processo che, come sostiene No patents on seeds, si basava puramente su modifiche casuali.
Le coalizioni hanno tentato a più riprese di presentare ricorso per bloccare l’approvazione dei brevetti, ma senza successo. Quindi, se la richiesta di ritiro da parte di Heineken e Carlsberg è una notizia positiva, non punta comunque a risolvere il vero problema alla base della vicenda, e cioè che l’Epo approva ancora un gran numero di brevetti basati su mutazioni genetiche casuali. Secondo No parents on seeds, il motivo per cui le aziende stanno di fatto rendendo intenzionalmente ambigua la differenza tra ingegneria genetica e tecniche tradizionali è quello di “coprire anche piante (o animali) con le stesse caratteristiche anche se derivanti da una mutazione casuale e non dal risultato di una innovazione tecnica”, portando dunque a un monopolio sulle produzioni agroalimentari.