I produttori di vino e birra scendono in campo unendo le forze contro la campagna anti alcol dell’Europa, che pare volere rivisitare gli spettri del (tristissimo) proibizionismo. Nel caso in cui non ne foste al corrente, infatti, nelle scorse settimane è stata approvata una Decisione di implementazione della Commissione Ue circa la promozione dei prodotti agroalimentari, declinata secondo il piano europeo di lotta al cancro.
Un piano che, chiaramente, promuove una dieta sana ed equilibrata, ma che si schiera anche apertamente contro le bevande alcoliche in generale. Il che, in termini assoluti, non è necessariamente sbagliato: il problema è che l’Europa ha fatto, come si dice in gergo, di tutta l’erba un fascio, senza distinguere le differenze tra un consumo moderato e un abuso, ed escludendo dalle promozioni prodotti come il vino e la birra. Comprensibile dunque l’allarme dei produttori italiani, che si sono riuniti per scrivere una lettera al ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli, per esprimere il proprio sbigottimento.
E non pensate male, non si tratta di fare i piantagrane: “Da quanto ci risulta alcuni stati membri tra cui la Spagna, il Portogallo e la Germania si sono astenuti chiarendo di non condividere il programma di lavoro Ue” si legge nella lettera di cui sopra. “Ci chiediamo per quale ragione l’Italia non abbia espresso voto contrario nonostante lo stesso ministro Patuanelli ci abbia più volte rassicurato sulla necessità di difendere il settore dagli attacchi e dalle iniziative Ue contro il vino”. Va sottolineato che i nostri cugini francesi, da parte loro, preferiscono mantenere una posizione più defilata e non schierarsi apertamente (nonostante la loro posizione naturale come alleati nella difesa del vino), ma l’Italia può anche contare sul sostegno dei Paesi del Nord Europa, grandi produttori di birra. Insomma, la possibilità di opporsi all’idea che “l’alcol è alcol e quindi fa male e dev’essere vietato” c’è: occorre aspettare la prossima mossa di Bruxelles.