Il Birrificio Elav di Comun Nuovo chiude definitivamente i battenti. Il peso dell’annuncio è stato affidato dagli stessi proprietari a un breve messaggio pubblicato sui canali social dell’azienda, un cordiale ma malinconico biglietto di addio che contiene saluti, ringraziamenti e un inevitabile retrogusto amarognolo. La cosiddetta pietra dello scandalo è la dura legge del numero: la realtà aritmetica che pretende l’obbedienza totale e il bilancio perfetto. A onore del vero, stando a quanto confessato dalla stessa Valentina Ardemagnia, titolare di Elav (insieme ad Antonio Terzi) le difficoltà economiche c’erano già da qualche tempo, con il Covid che aveva formato una voragine evidentemente troppo ingombrante per essere ignorata e troppo profonda per essere risanata.
Birrificio Elav: le motivazioni della chiusura
“Oggi è un giorno difficile” si legge nel messaggio che chiude la cronologia social del birrificio. “Il Birrificio Indipendente Elav conclude la sua fantastica avventura. Salutiamo tutti quelli che ci hanno voluto bene e sostenuto in questi meravigliosi anni e anche chi non lo ha fatto perchè ci ha dato la forza di andare avanti e metterci in gioco. Buona vita a tutti e continuate a bere buona birra!!!”.
Conosciuto come una delle realtà artigianali più in vista a livello nazionale, il brand nacque nell’ormai lontano 2003 come beerfirm da un’idea, come abbiamo accennato in apertura, di Antonio Terzi e Valentina Ardemagni. Per arrivare all’acquisto del primo impianto ci tocca fare fast forward fino al 2010, quando il birrificio vantava una produzione complessiva di appena 300 litri; mentre cinque anni più tardi, nel 2015, ecco che ne viene inaugurato uno da 2 mila litri a cotta continua.
Poi riconoscimenti internazionali – Mondial de la Bière di Mulhouse, Brussels Beer Challenge, The International Beer Challenge, Australian Beer Awards – e nazionali – ricorderete la chiocciola nella Guida alle birre d’Italia 2021 di Slow Food -; ma la bacheca dei trofei non è stata sufficiente ad arginare una crisi partita dagli stessi locali e innescata da quel grande tasto reset che è stato il Covid.
“Le motivazioni sono dovute alle difficoltà economiche legate anche ai nostri locali di somministrazione che, di conseguenza, hanno creato problemi al birrificio” ha spiegato a tal proposito Valentina Ardemagni in una breve intervista rilasciata al Corriere. “I dipendenti sono pochi perché già durante la pandemia il personale si era ridotto ed era stato ricollocato”; mentre negli ultimi “tre anni il personale era dimezzato anche in piena estate”.
Qualche riga fa abbiamo parlato di numeri: stando a quanto presentato alla Camera di Commercio di Bergamo i debiti del Birrificio Elav al 31 dicembre 2021 ammontavano a oltre un milione e 457 mila euro, di cui un milione e 169.000 esigibili entro l’esercizio successivo. Una ferita che tuttavia, come abbiamo anticipato, aveva radici già nell’anno precedente: l’esercizio del 2020 aveva chiuso con una perdita di 51 mila euro, quello del 2021 con 24 mila.