Dopo l’allarme dell’Oms secondo cui le carni rosse e lavorate, mangiate in quantità, possono essere cancerogene, non sono giorni facili nel rapporto tra alimentazione e salute.
Finora faceva eccezione la birra, segreto finalmente svelato delle grigliate non cancerogene, che sembra avere piacevoli ricadute nella vita sessuale di chi la beve con moderazione. Oggi invece, dal Mozambico, non arrivano buone notizie.
Lo scorso gennaio, a Chitima, nel nord-ovest del paese africano, una potente intossicazione ha colpito quasi trecento persone che avevano consumato una birra locale a base di farina di mais, chiamata Pombe, di ritorno da un funerale. Quella stessa sera alcune persone erano state trovate morte nelle loro case, altre erano state ricoverate d’urgenza in ospedale con diarrea e dolori addominali per un totale di 75 decessi e quasi 200 ricoverati.
Molte le cause ipotizzate, tra le più accreditate un avvelenamento provocato dall’aggiunta di bile di coccodrillo nella birra.
Oggi invece, dopo lunghe indagini, il ministero della Salute ha stabilito che la causa dell’intossicazione è stata un’altra.
Per la precisione un batterio chiamato Burkholderia gladioli presente nella farina di mais utilizzata per produrre la birra artigianale, e vettore dell’epidemia durante il processo di fermentazione che ha prodotto quantità elevate di tossine.
Il direttore dell’Istituto di Sanità di Maputo ha fatto sapere:
«Questa farina si è alterata a causa di un’inondazione di acqua piovana nel sito in cui era stata immagazzinata la birra Pombe».
Ciò nonostante il proprietario del birrificio, tra le vittime dell’intossicazione, l’ha ritenuta adeguata per la produzione.
[Crediti | Link: Il Post]