C’è una novità nel mondo della birra artigianale Made in Italy: nasce infatti il Consorzio Birra Italiana, un organismo preposto alla tutela e alla promozione delle birre nazionali di grande qualità.
Il Consorzio – presentato il 20 giugno a Roma, nella sede di Coldiretti, tra i promotori dell’iniziativa – vuole valorizzare l’origine italiana delle materie prime, dal luppolo all’orzo e la lavorazione artigianale, tentando di incentivare la filiera produttiva locale, creando un rapporto più solido tra la bevanda artigianale e il territorio nazionale. Il nemico contro cui le realtà artigianali sentono evidentemente il bisogno di consorziarsi sono le finte birre artigianali in primis e l’omologazione dei grandi marchi mondiali poi. Parliamo di un settore che in Italia ha fatto registrare negli ultimi dieci anni una crescita in termini numerici del 330%, passando da 200 a 862 realtà che producono birra artigianale.
A capo del Consorzio il nome più noto della birra artigianale italiana, Teo Musso del birrificio Baladin, che assume la presidenza. Ci sono poi, tra i fondatori, altri personaggi attivi da anni nel mondo della birra artigianale, come Marco Farchioni del birrificio Mastri Birrai Umbri, Giorgio Maso del birrificio dell’Altavia, Vito Pagnotta del birrificio agricolo Serro Croce di Monteverde e Giovanni Toffoli della Malteria Agroalimentare Sud.
“Il movimento della birra artigianale italiana, nato attorno al 1996 – dichiara Teo Musso, Presidente del Consorzio Birra Italiana – ha prodotto, negli anni, un incredibile fermento che ha interessato più generazioni di imprenditori favorendone una crescita rilevante e concreta che ha coinvolto un importante indotto di aziende e forza lavoro. Stiamo vivendo oggi un momento molto delicato del suo sviluppo e consolidamento e mai più di oggi è necessario fare chiarezza sul concetto di birra artigianale e di birra artigianale da filiera agricola italiana”.
Il disciplinare del Consorzio prevede che alla denominazione di “Birra Artigianale” (con le sue caratteristiche: indipendenza del birrificio, limite di produzione a 200.000 ettolitri all’anno e integrità del prodotto che non deve essere sottoposto a processi di pastorizzazione o di microfiltrazione) si possa aggiungere l’indicazione “da filiera agricola Italiana”, laddove l’utilizzo di materia prima secca provenga in prevalenza (almeno il 51%) dalla filiera agricola italiana, che la sede produttiva e legale dello stabilimento in cui viene prodotta e confezionata la birra sia situata sul territorio nazionale.