Per “emergenza energetica” siamo ormai stati condizionati a pensare al cosiddetto caro bollette – un foglio A4 che pesa come una sentenza e che mostra un prezzo da pagare simile a un numero di telefono. Spaventoso. Le conseguenze e gli effetti, tuttavia, vanno ben al di là dello svuotare completamente i nostri (già emaciati) portafogli: nel contesto della birra artigianale, ad esempio, sta provocando enormi preoccupazioni per l’approvvigionamento di anidride carbonica.
Ma andiamo con ordine: com’è possibile che non ci sia CO2? Greta Thunberg ci ha mentito? Si tratta, fondamentalmente, di un sottoprodotto delle industrie energivore che, a causa dei costi di produzione saliti alle stelle (altra cortesia del sopracitato caro bollette) hanno di fatto chiuso le proprie linee produttive. In altre parole, la produzione di anidride carbonica non era più redditizia – e il settore della birra si trova in enorme difficoltà. Appena un paio di settimane fa, ad esempio, vi raccontammo di come Menabrea si vide costretta a sospendere la propria produzione proprio a causa della carenza di CO2 – sintomo e conseguenza di una crisi ben più larga che, con ogni probabilità, porterà anche a un aumento dei prezzi al consumo.
“Non c’è abbastanza CO2 per soddisfare tutta la domanda e si deve anche fare fronte a costi molto elevati” racconta a tal proposito il consigliere Pietro Di Pilato del Consiglio Direttivo di Unionbirrai. Ma non esistono soluzioni alternative? Ni: “I produttori di birra potrebbero avere una via di fuga per l’approvvigionamento di anidride carbonica, investendo sui sistemi di recupero della CO2 che viene rilasciata durante i processi di fermentazione, cosa che avrebbe anche un impatto positivo in termini di salvaguardia ambientale. Si parla però di tecnologie costose e quindi non accessibili a tutti, per cui potrebbe rivelarsi utile prevedere dei finanziamenti dedicati”.
A risentirne di più sono soprattutto i piccoli birrifici: “Sarebbe davvero opportuno che lo Stato applicasse politiche di sostegno per la classe dei piccoli imprenditori, ma servono azioni serie e soprattutto celeri” racconta Giovanna Merloni, fondatrice e titolare del Birrificio Agricolo marchigiano Ibeer. “Voglio essere ottimista e sperare che questa crisi congiunturale passi in fretta, ma se così non fosse, è necessario che lo Stato tuteli le sue piccole o meno piccole realtà agricole e artigianali, affinché possano superare il periodo difficile non solo con le loro forze ma anche con supporti concreti e garantiti”.