Trasformare le trebbie di birra in biocombustibili: questa la scommessa di quattro ricercatori della Sotacarbo, società pubblica partecipata al 50% da Regione Sardegna e Enea, che mira a impiegare i residui e gli scarti dell’ammostatura ricavandone nuove risorse, abbattendo contemporaneamente i costi dell’energia e dello smaltimento dei rifiuti.
L’approdo finale del gruppo di ricerca, naturalmente, è la realizzazione di impianti che permettano infine di produrre metano e idrogeno. Il metodo elaborato nel corso degli studi in questione, messo a disposizione dell’intera comunità scientifica grazie a una pubblicazione sulla rivista Renewable Energy, rappresenta il più recente contributo di rilievo nato dall’accordo di collaborazione tra l’organismo di ricerca isolano e il Netl (National Energy Technology Laboratory del Dipartimento per l’Energia degli Stati Uniti).
“Le trebbie di birra sono la parte insolubile non degradata dei chicchi d’orzo e rappresentano il principale sottoprodotto nell’industria birraria, con una produzione media di circa 20 kg per 100 litri di birra” spiegano gli autori Federica Dessì, MauroMureddu, Francesca Ferrara e Alberto Pettinau. “Ricche di cellulosa, emicellulosa e lignina, sono ideali per la conversione termochimica in biocombustibili e prodotti chimici ad alto valore aggiunto nei processi di pirolisi e gassificazione”.