Pubblichiamo la replica di AB Inbev alla nostra intervista al presidente di Uniobirrai, Vittorio Ferraris, pubblicata lo scorso 13 aprile e titolata “Coronavirus, la birra italiana è in pericolo“, sullo stato della birra artigianale (e non) in conseguenza alla pandemia in corso. L’azienda multinazionale produttrice di birra e bevande tiene ad alcuni chiarimenti.
Le dichiarazioni rilasciate dal presidente di Unionbirrai, Vittorio Ferraris, nell’’intervista di Chiara Cavalleris sulla testata Dissapore.com, ci costringono a replicare non solo per smentire alcune gravi falsità, ma anche per meglio spiegare ai lettori del sito, oltre che allo stesso Ferraris, valori e impegno di ABInBev in Italia.
Siamo rimasti particolarmente e spiacevolmente sorpresi – in un momento di emergenza che richiederebbe spirito di collaborazione, solidarietà e “umanità” da parte di ciascuno di noi – di vedere la nostra iniziativa “Salva il tuo bar” definita come “demenziale e arguta”.
Il nostro progetto, che ha portata europea, mette a disposizione dei consumatori uno strumento comodo, facile e gratuito per sostenere il proprio bar di fiducia con una donazione durante la chiusura dovuta alle restrizioni Covid-19, ricevendo in cambio una gift card che potrà essere “spesa” in birra – qualsiasi birra – alla sua riapertura. Non solo: ci siamo impegnati ad incrementare del 30% l’importo che il locale riceve, permettendo così al bar di sostenere il costo della birra che stia servendo al cliente. L’iniziativa, sviluppata in Belgio, Olanda, Francia, Spagna e Regno Unito, – che il presidente Ferraris definisce come una “speculazione di basso profilo” – è per noi al contrario un impegno concreto e trasversale nei confronti del settore Ho.re.ca e di tutta la comunità. La finalità dell’iniziativa, infatti, non è supportare la vendita dei nostri prodotti, ma supportare finanziariamente il punto vendita durante il periodo di chiusura. L’iniziativa porterà benefici a tutta la filiera, tutelando quindi anche i birrifici associati ad Unionbirrai.
Pertanto, piuttosto che lamentare la portata dell’investimento, sarebbe senz’altro più utile per il settore – che rischia quest’anno di subire un crollo, come già dimostrano i primi dati a disposizione – far fronte comune per dare respiro alle casse dei bar e avvicinare le persone ai locali una volta conclusosi, speriamo al più presto, il momento critico per il settore.