Cos’hanno in comune le bibite analcoliche e il vino? Apparentemente poco, direte voi; senonché entrambi questi settori stanno vivendo una notevole contrazione dei consumi mossa da una causa comune – e cioè che, detto in termini semplici, quando la vita continua a costare sempre di più (e gli stipendi rimangono quasi ovunque gli stessi) la prima cosa che si va a tagliare è naturalmente il superfluo, il vizio, il vezzo.
Numeri alla mano, il mercato delle bibite analcoliche ha subito una contrazione delle vendite a volume che a fine anno potrebbe toccare un -5,4%. Si tratta di quanto emerso dalla più recente analisi di settore effettuata da Nomisma per Assobibe (Associazione italiana industrie bevande analcoliche), che fa per di più notare come “nel 2022 i volumi pro-capite consumati in Italia erano stati pari a 31,9 litri, inferiori rispetto al passato (erano 34,4 litri per persona nel 2012) e restano tra i più bassi in Europa”.
Lo stato di salute del settore delle bibite analcoliche
Si potrebbe estrapolare, da questi dati, che evidentemente al nostro caro e vecchio Stivale le bibite analcoliche piacciono sempre meno; ma come accennato in apertura di articolo ridurre il calo a una semplice questione di gusti rischia di farci perdere di vista il punto più importante – e cioè l’impatto della congiuntura economica sfavorevole sulle tasche e sui consumi degli italiani.
“A causa del carovita il 92% degli italiani ha modificato le proprie abitudini di spesa alimentare e la metà sta concentrando gli acquisti sui prodotti considerati indispensabili” si legge a tal proposito nel report Nomisma. “Tra le categorie alimentari per le quali le famiglie hanno iniziato a ridurre la spesa, figurano ai primi posti anche i soft drinks”. Pesa, soprattutto, la performance negativa del segmento delle bevande gassate (-1,3% a volume) vendute nella distribuzione moderna.
E il futuro? Beh, con l’incertezza dello scenario macro-economico apparentemente destinata a perdurare e l’ombra sempre più incombente della sugar tax, sull’avvenire delle bibite analcoliche pesano diverse incognite: numeri alla mano, si prevede per l’anno in corso un calo del mercato dei soft drinks pari a -2,3% rispetto al 2022, “con prospettive di lieve ripresa nel 2024-2025 a fronte di una congiuntura economica meno incerta e più favorevole e di una ripresa del turismo”.
Nel caso, invece, “di un inasprimento del conflitto in Ucraina, che potrebbe portare a una recessione economica e a una nuova accelerata dell’inflazione (scenario avverso), la contrazione del mercato sarebbe destinata ad accentuarsi ulteriormente a causa di un calo dei consumi che nel 2023 sarebbe destinato ad essere ben maggiore e pari a -5,4%”. Chiude, infine, il sopracitato capitolo sugar tax: “Nel biennio 2024-2025 potrebbero arrivare a segnare un calo compreso tra il -12,4% e il -15,6%, con un impatto sull’intera filiera”.