Tira aria di tempesta in casa Beyond Meat: il brand tra i principali produttori di carne vegetale ha infatti abbassato le previsioni di entrate annuali per la seconda volta consecutiva, aggiungendo per di più il taglio di circa 200 posti di lavoro entro la fine dell’anno. I portavoce dell’azienda hanno giustificato il tutto indicando il rallentamento della domanda di carne plant based, che apparentemente starebbe soffrendo in maniera particolare la morsa dell’inflazione: in altre parole, con i prezzi dei beni alimentari in continuo aumento, i consumatori starebbero migrando verso scelte più economiche – esattamente come sta accadendo in Italia.
Le ferite di BM, tuttavia, non accennano a rimarginarsi: Philip Hardin, che nel corso dell’ultimo anno ha ricoperto la carica di capo delle finanze, ha infatti deciso di lasciare il suo ruolo entro la fine del mese – un destino che condivide con Doug Ramsey, che certamente ricorderete per aver tentato di strappare a morsi il naso di un uomo. Le azioni, colpite anche dalla crescente concorrenza che si sta contendendo con crescente ferocia uno spazio commerciale relativamente piccolo, calano a picco (-3,6%); e gli analisi di mercato indicano a un futuro piuttosto tetro sottolineando come la società non potrebbe permettersi di aumentare i prezzi per compensare i maggiori costi di produzione.
“Stiamo riducendo in modo significativo le spese e concentrandoci su una serie di priorità di crescita chiave”, ha affermato l’amministratore delegato di BM Ethan Brown. La società, che in precedenza aveva ridotto le sue previsioni per l’intero anno ad agosto, ha affermato che ora si aspetta un fatturato annuo compreso tra circa $ 400 milioni e $ 425 milioni, rispetto alle aspettative precedenti comprese tra $ 470 milioni e $ 520 milioni. In altre parole, Beyond Meat e l’intero suo settore di riferimento sembrano sull’orlo di una piccola grande crisi, che trova risonanza anche nei recenti licenziamenti di Impossible Foods.