Penuria di camerieri e addetti in sala in Bergamasca, e così ristoranti e bar lanciano l’appello. Con la pandemia molti si sono spostati su altri settori, evidentemente meno colpiti dalle misure anti-Covid.
Il blocco dei licenziamenti non ha fermato l’emorragia del settore, che vede un decremento degli addetti del -18,7%, pari a 4.146 lavoratori in meno nel corso del 2020. Mentre tengono i dipendenti delle aziende che producono pasti preparati (-2,3%), crollano quelli di ristoranti (-25,4%) e bar (-26,2%).
E dire che i posti di lavoro ci sono, ma le candidatura non crescono per un settore che, nella sola provincia di Bergamo, conta circa 3.900 attività fra bar, ristoranti, alberghi con ristorante, mense e imprese catering.
“Stiamo assistendo a una situazione paradossale proprio in questi giorni in vista anche della riapertura dei ristoranti al chiuso – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Per i ristoratori questo problema c’è sempre stato per mancanza di profili idonei più che di candidature. Oggi, invece, il crollo è anche delle candidature ed è specchio della fuga verso altri settori, in primis logistica, trasporti ed edilizia, senza contare chi è ancora coperto dagli ammortizzatori sociali. A riguardo va valutato anche un ripensamento dello stesso sistema degli ammortizzatori che deve essere modificato per motivare il lavoratore alla ripresa dell’impiego più che al godimento della Naspi”.
Fonte: Bergamonews