Ben & Jerry’s: capo dei nativi chiede di restituire la “terra indigena rubata” su cui sorge l’azienda

Prevedibilmente arriva il contraccolpo del tweet di Ben & Jerry's: adesso un capo dei nativi americani ha chiesto all'azienda di seguire il suo stesso consiglio e di restituire ai nativi la "terra indigena rubata" su cui sorge la sede dell'azienda stessa

Ben & Jerry’s: capo dei nativi chiede di restituire la “terra indigena rubata” su cui sorge l’azienda

Come ci si poteva immaginare (visto che anche già alcuni utenti avevano sottolineato l’incongruenza), ecco che il tweet di Ben & Jerry’s relativo agli Stati Uniti sorti sulla “terra indigena rubata”, gli si sta ritorcendo contro. Un capo dei nativi americani, infatti, ha chiesto a Ben & Jerry’s di mettere davvero in pratica quanto sostenuto dal suo tweet e ha chiesto all’azienda di gelati di cominciare a dare il buon esempio, restituendo ai nativi la terra su cui sorge il principale stabilimento dell’azienda stessa.

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Ben & Jerry's

Ma non come ti aspetti. La storia è questa. In occasione del 4 luglio Ben & Jerry’s aveva pubblicato un tweet polemico nel quale ricordava a tutti che gli Stati Uniti erano nati sul territori rubati ai nativi locali. Da qui la richiesta dell’azienda di gelati di restituire ai nativi le loro terre, partendo dal Monte Rushmore.

Il tweet aveva scatenato le previste polemiche e qualcuno aveva già fatto notare che, secondo quanto chiesto da Ben & Jerry’s, la stessa azienda avrebbe dovuto restituire le terre su cui si trova il suo stabilimento, visto che anche quelle fanno parte delle “terre indigene rubate”.

E adesso, a rincarare la dose, ci ha pensato un capo nativo americano del Vermont che ha dichiarato che gli piacerebbe parlare con l’azienda proprio della terra che si trova sotto il quartier generale di Ben & Jerry’s.

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Don Stevens, questo il nome del capo della Nulhegan Band of The Coosuk Abenaki Nation, una delle quattro tribù discendenti dagli Abenaki riconosciute nel Vermont, ha rilasciato un’intervista al The Post nel quale dice che “non vede l’ora di avere un qualsiasi contatto con il marchio di gelati in modo da valutare come le popolazioni indigene possano beneficiare di questa proposta”.

Stevens ha sottolineato che se l’azienda di gelati è stata “sincera” nel suo tweet, ecco che adesso dovrebbe contattarlo in quanto la sede centrale, quella che si trova al 30 Community Dr. a South Burlington, Vt, sorge proprio nelle terre che furono originariamente degli Abenaki. Il fatto è che Abenaki sono una confederazione di nativi americani di lingua alconchina, un unsieme di tribù che si sono fuse insieme nel XVII secolo per proteggersi da altre tribù.

Tuttavia gli Abenaki originari, a inizio 1600, vivevano proprio in quello che oggi è il Vermont.

Quindi adesso Ben & Jerry’s si trova ad affrontare due problemi:

  1. la richiesta di boicottaggio da parte di parte degli americani, esattamente come successo nella vicenda di Bud Light con la collaborazione con l’influencer transgender Dylan Mulvaney
  2. la richiesta dei nativi americani di mantenere fede a quanto detto nel tweet

Al momento da Ben & Jerry’s tutto tace. Stevens ha poi continuato dicendo che rifiuta di speculare su come i Lakota potrebbero reagire al tweet di Ben & Jerry’s in merito al Monte Rushmore. Per ora Stevens non ha ancora parlato con l’azienda, dunque non può ancora esprime un giudizio.