Beirut, capitale devastata dalla miseria e dalla fame così come ha riportato Save the Children, è stata colpita ieri pomeriggio da una violenta esplosione nella zona del porto. Interi edifici rasi al suolo e migliaia di feriti in una città che rischia di per sé già il tracollo economico. La deflagrazione, ahimè, ha distrutto anche le riserve di grano dove c’era circa l’85% delle riserve di cerali del Libano.
I numeri sono della società di import-export libanese Mena Commodities, mentre la Fao lancia l’allarme sulla carenza di farina in un Paese dove il prezzo dei prodotti alimentari era già molto alto. In Libano, difatti, l’inflazione ha toccato quota 109% tra settembre 2019 e maggio 2020. “Si teme che una grande quantità delle riserve di grano nel porto siano state colpite o distrutte dall’esplosione. Le scorte sono gravemente danneggiate e temiamo che presto avremo un problema con la disponibilità di farina per il Paese”, ha fatto sapere il responsabile delle emergenze della Fao, Dominique Burgeon.
Per Maya Terro, fondatrice di “Food Blessed” – una ong libanese che distribuisce aiuti alimentari – il rischio carenze è reale, perché il porto rappresenta il punto d’accesso delle importazioni. “Il Libano – ha asserito – importa l’80% del suo cibo”.
Il ministro dell’economia, Raul Nehme, invece, ha sottolineato che il grano salvato “è comunque inutilizzabile perché è stato ‘contaminato’ dall’esplosione del nitrato di ammonio che si trovava in un deposito vicino”. Nehme ha poi detto che, al momento, il Paese ha una quantità sufficiente di grano.
Fonte: [Il Fatto Quotidiano]