Il coraggio liquido: tanto seducente, con quella traccia di calore che scende a scaldare gola e stomaco favorendo la convivialità, quanto evidentemente pericoloso. Guai a lasciarsi trarre in scacco dall’ebbrezza dell’ebbrezza, in altre parole: secondo uno studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Psychopharmacology è sufficiente un bicchierino di whisky – o una qualsiasi bevanda con un contenuto di alcol paragonabile – a innescare comportamenti violenti o immorali.
L’alcol scalda il sangue, insomma – in tutti i sensi. L’obiettivo dello studio era quello di comprendere se l’intossicazione da alcol potesse influire sulla “disponibilità a violare i fondamenti morali”, intesa come la tendenza ad agire secondo comportamenti che altrimenti potremmo considerare immorali – un contenitore volutamente ampio che può comprendere episodi di violenza fisica o sessuale, tradimento o simili.
Il rapporto tra alcol e violenza
Uno studio per bigotti? A voi la lettura – il correlare il consumo di alcol e la tendenza a comportamenti immorali, violenza naturalmente compresa, è in realtà una interessante novità in campo accademico. “Nonostante il fatto che molti crimini siano commessi sotto l’influenza dell’alcol, c’è poca ricerca per capire come le persone ubriache pensano a ciò che è giusto e sbagliato, o quali siano le loro intenzioni” ha spiegato a tal proposito Mariola Paruzel-Czachura dell’Università della Slesia di Katowice.
D’altro canto, non è certo la prima volta che il consumo di alcol e la violenza – di ogni genere, beninteso – vengono associate, anche banalmente per intuito: pensiamo al caso della stazione McMurdo, in Antartide, dove di recente è stata vietata la vendita di bevande alcoliche a causa dei troppi episodi di aggressione sessuale.
Come procedere, dunque? Semplice – dividendo i partecipanti in più gruppi, come di consueto per gli studi di questo tipo. I ricercatori hanno individuato tre differenti categorie: il gruppo che avrebbe effettivamente consumato alcol, il gruppo placebo e il gruppo di controllo.
A ognuno dei partecipanti è dunque stata presentata una serie di scenari ai quali è stato chiesto di classificarli in una scala che spazia dal “Lo farei gratuitamente” a “Lo farei per 1 milione di dollari”. Qualche esempio? Infilare uno spillo nel palmo di un bambino che non conoscevano, insultare i propri genitori, urinare in pubblico (anche se questo, dopo un certo numero di birre, diventa quasi una necessità fisiologica) e, più generalmente, violare uno dei cosiddetti cinque pilatri della moralità – la cura, l’equità, l’autorità, la lealtà e la purità d’animo.
I risultati parlano chiaro – le persone che avevano effettivamente consumato dell’alcol hanno fatto registrare una maggiore tendenza a comportamenti violenti o immorali; ma sorprendentemente la loro percezione dei fondamenti di equità, lealtà e autorità non è cambiata. La lettura dei ricercatori è che quando le persone consumano dell’alcol potrebbero conservare un sano rispetto delle questioni morali, pur essendo più disposte a fare “qualcosa di sbagliato”. Coraggio liquido, dicevamo.