Barolo e Barbaresco, i vini che più portano in alto il nome delle Langhe nel mondo, hanno un problema, testimoniato da un generale calo dei prezzi. E, tra una presa di consapevolezza e un invito a evitare inutili allarmismi, arrivano i primi provvedimenti del Consorzio di tutela, e sono importanti: si parte infatti con uno stop ai nuovi impianti per i prossimi tre anni.
È da circa un anno che il mercato dei due nebbioli piemontesi ha subito un calo, dopo un periodo di crescita costante, come dimostrano i dati della Camera di Commercio cuneese.
Infatti, all’incirca un anno fa, a ottobre 2018, il Barolo docg arrivava a sfiorare i 9 euro al litro, mentre ora si aggira intorno ai 6 euro. Discorso simile per il Barbaresco, che è passato dai 6 euro al litro ai 4,9 euro attuali.
Un trend che non può che preoccupare i vignaioli, che, alla vigilia di una nuova vendemmia, si affrettano a correre ai ripari prima di contare i danni.
“Non vediamo segnali di allarme, ma la necessità di attuare alcuni correttivi”, ha dichiarato a La Stampa il presidente del Consorzio di tutela, Matteo Ascheri. “Con l’annata 2016 arriveremo a 14,5 milioni di bottiglie prodotte e crediamo che ora il problema non sia vendere di più, ma vendere meglio”. Ed è proprio in quest’ottica che è stato approvato l’azzeramento dei bandi per nuovi impianti, confermato dal presidente, che ha dichiarato: “nei prossimi tre anni non ci sarà neppure un ettaro in più di nebbiolo da Barolo e Barbaresco”.
Una decisione notevole, attesa da molti produttori, temuta e osteggiata da altri, sicuramente in controtendenza rispetto a tantissimi casi di commercializzazione delle eccellenze. Una decisione che tutti sperano porterà i suoi frutti nella tutela di uno dei prodotti piemontesi più noti e apprezzati nel mondo.
[Fonte: La Stampa]